Catalogna. Puigdemont, Spagna stato fascista, faremo ricorso alle corti internazionali
In un'intervista a Catalunya Radio concessa da Bruxelles, il presidente catalano destituito ha preannunciato un ricorso contro la Spagna davanti alle corti internazionali per il mandato di arresto spiccato nei suoi confronti. Il leader catalano ha detto che l'Ue deve reagire davanti ad "una causa dei diritti umani. L'Europa non può consentire di tenere tutto un governo in prigione o in esilio". "Sono assolutamente convinto che lo stato spagnolo stava preparando una dura ondata di repressione e violenza per la quale tutti saremmo stati ritenuti responsabili", ha aggiunto, precisando di ritenersi, assieme a suoi quattro ex ministri, "rappresentante del governo di Catalogna in esilio in Belgio". Una scelta, questa, per "internazionalizzare al massimo ciò che sta accadendo" in Catalogna, su una questione che a suo giudizio riguarda "diritti umani e democrazia". "Si tratta di poter amministrare nel miglior modo possibile la difesa dei nostri diritti, non degli individui ma del Governo di Catalogna", ha aggiunto Puigdemont.
Ma, insieme, si è detto "preparato" a "finire nelle carceri spagnole" nel caso in cui il Belgio dovesse concedere la sua estradizione. Puigdemont ha anche denunciato "l'odio e il desiderio di vendetta" di Madrid per avere subito "una sconfitta umiliante" in Catalogna e si è detto "indignato e triste" per i suoi colleghi finiti in carcere, "preoccupato per ciò che potrebbe accadere" nel suo paese, in Catalogna.
L'ex presidente ha inoltre ricordato che "non sarebbe la prima volta" in cui la Spagna democratica viene chiamata ad affrontare "la vergogna nei tribunali internazionali", ed ha citato tra gli altri il caso del presunto membro di Ekin, Xabier Beortegui, che denunciò torture dopo essere stato arrestato dalla guardia civile nel gennaio 2011 e allora Strasburgo condannò Madrid per non avere indagato sul caso.
Intanto oggi circa 200 sindaci indipendentisti catalani hanno marciato a Bruxelles "per spiegare in prima persona la situazione" della regione catalana con lo scioglimento del parlamento locale e le conseguenze dell'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola, chiedendo la liberazione di tutti i loro leader. Sono stati però affiancati da un colorato contro sit-in degli unionisti.
Quanto alle elezioni del 21dicembre, il presidente destituito ha rinnovato il suo appello a tutte le forze politiche catalane non unioniste perché formino una lista unica, una "grande lista per la Libertà". Nella lista, secondo Puigdemont, dovrebbero confluire le forze che facevano parte del Govern (PDeCAT ed ERC), ma anche il partito "Cup e altre forze della sinistra sovranista", perché "davanti all'aggressione così forte dello Stato spagnolo bisogna stare uniti".