Gli Stati Uni all'Onu "Guerra vicina se La Corea prosegue su questa strada"
Un clima di grande tensione ha accompagnato la seduta del Consiglio di sicurezza dell'Onu, convocata d'urgenza dopo il test balistico condotto dalla Corea del Nord e il successivo annuncio di Pyongyang che si è proclamata "potenza nucleare".
L'ambasciatrice degli Stati Uniti Nikki Haley ha sottolineato che l'azione di Kim Jong-un "avvicina il mondo alla guerra non lo allontana" anche se è un conflitto che gli Usa non cercano. "E se ci sarà una guerra, il regime nordcoreano sarà completamente distrutto", ha aggiunto.
Ai rappresentanti del consiglio di sicurezza, gli Usa chiedono "di rompere tutti i legami con la Corea del Nord" per isolare Kim, fermando le importazioni ed esportazioni ed espellendo tutti i lavoratori nordcoreani dal proprio territorio.
A Pechino, in particolare, è stato chiesto di bloccare i rifornimenti petroliferi verso Pyongyang. "La Corea del Nord deve rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu e adottare misure per la deescalation", ha detto il vice rappresentante permanente cinese.
Poche ore prima, il presidente Usa Donald Trump - che in un comizio in Missouri ha definito Kim Jong-un un "cagnolino malato" - aveva chiamato il leader cinese Xi Jinping affermando che "la Cina deve usare tutte le leve a sua disposizione per convincere la Corea del Nord a porre fine alle sue provocazioni e a tornare sulla strada della denuclearizzazione" e ribadendo "la determinazione degli Usa nel difendere sé stessi e i propri alleati dalla crescente minaccia rappresentata dal regime di Pyongyang".
Come risposta era arrivata rassicurazione che "la denuclearizzazione della penisola è un obiettivo incrollabile di Pechino". Ma nessuna indicazione precisa in merito alla restrizione delle sanzioni.
Posizione ferma è stata invocata dalla Francia: "Debolezze o ambiguità non sono una opzione", ha detto l'ambasciatore francese all'Onu Francois Delattre entrando in Consiglio di Sicurezza sottolineando che "solo la massima fermezza ci darà gli strumenti più adatti per arrivare a una soluzione politica".
E in questo senso l'Italia, che nel mese di ottobre aveva espulso l'ambasciatore nordcoreano, è stata indicata dal segretario di stato Usa Rex Tillerson tra i "partner europei" che hanno "sostenuto la campagna di pressione economica e diplomatica contro Pyongyang", non solo supportando con convinzione le risoluzioni del consiglio di sicurezza dell'Onu, ma anche prendendo "misure unilaterali per massimizzare la pressione sul regime".
L'ambasciatore russo alle Nazioni unite, invece, dopo aver definito "urgente" che la Corea del Nord fermi i test missilistici e nucleari, ha chiesto a Seul di evitare una escalation, invitandola ad astenersi nel mese di dicembre da esercitazioni "per non infiammare una situazione già esplosiva".