Olio di palma. Non così pericoloso per la salute e l'ambiente, forse.
Quando si parla di olio di palma, un grasso naturale molto utilizzato nell’industria alimentare, si citano generalmente tre argomenti: la sicurezza per la salute delle persone, la sicurezza per l’ambiente e le condizioni di lavoro degli agricoltori dei principali paesi di produzione. Nelle ultime settimane ci sono stati aggiornamenti su tutte e tre le questioni e oggi il Parlamento europeo potrebbe approvare un importante provvedimento.
L'Ue ha intanto ridimensionato la sua pericolosità. Gli esperti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) hanno deciso aumentare la dose giornaliera tollerabile da 0,8 a 2 microgrammi per chilo di peso corporeo. Secondo uno studio aggiornato, i livelli di consumo di 3-MCPD tramite gli alimenti sono considerati privi di rischi per la maggior parte dei consumatori, ma esiste un potenziale problema di salute per i forti consumatori delle fasce di età più giovane. Nella peggiore delle ipotesi, i neonati nutriti esclusivamente con latte artificiale potrebbero lievemente superare il livello di sicurezza.
La scorsa settimana l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato un nuovo rapporto sulla presenza di alcuni contaminanti in certi tipi di oli vegetali, compreso l’olio di palma. I “contaminanti da processo” sono sostanze che si formano durante la lavorazione delle margarine e degli oli vegetali quando si utilizzano alte temperature per raffinarli. Al termine del processo di raffinazione, alcune molecole restano all’interno del grasso vegetale lavorato, finendo negli alimenti in cui viene utilizzato e quindi assimilato dall’organismo attraverso l’alimentazione. L’EFSA ha dunque iniziato a studiare la questione per comprendere il livello di esposizione dei consumatori e gli eventuali effetti nocivi a lungo termine legati all’assunzione dei contaminanti.
I livelli di consumo di 3-MCPD tramite gli alimenti sono considerati privi di rischi per la maggior parte dei consumatori, ma esiste un potenziale problema di salute per i forti consumatori delle fasce di età più giovane. Nella peggiore delle ipotesi, i neonati nutriti esclusivamente con latte artificiale potrebbero lievemente superare il livello di sicurezza.
La sostanza chimica 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e i suoi derivati chiamati esteri del 3-MCPD sono contaminanti da processi alimentari presenti in alcuni alimenti e oli vegetali trasformati, principalmente nell’olio di palma. Il 3-MCPD e i suoi esteri si formano non intenzionalmente in tali alimenti, in particolare durante i processi di raffinazione degli oli.
Il gruppo di esperti dell'EFSA sui contaminanti ha valutato per la prima volta i rischi potenziali del 3-MCPD nel 2016 insieme ad altri contaminanti da processi alimentari chiamati glicidil esteri degli acidi grassi (GE), concludendo che i GE costituiscono un problema per la salute pubblica perché genotossici e cancerogeni, cioè possono danneggiare il DNA e provocare il cancro
La Commissione europea sta ultimando la nuova legislazione dell'UE volta a ridurre i livelli di GE in oli vegetali e alimenti. L'aggiornamento attuale riguarda solo il 3-MCPD e i suoi esteri. La precedente valutazione EFSA sui GE non è cambiata.
Christer Hogstrand, che ha presieduto il gruppo che ha elaborato il parere scientifico del 2016 e il relativo aggiornamento, ha dichiarato: "L'EFSA ha deciso di rivedere la propria valutazione dopo che il comitato congiunto FAO-OMS di esperti sugli additivi delle Nazioni Unite [JECFA] ha stabilito un diverso livello di sicurezza (dose giornaliera tollerabile o DGT). Nel frattempo l'EFSA ha aggiornato il metodo che abbiamo utilizzato per calcolare la nostra precedente DGT, ciò che viene chiamato approccio della dose di riferimento (BMD).Il gruppo scientifico ha applicato il metodo alla sua nuova valutazione del 3-MCPD e, di conseguenza, ha innalzato il livello di sicurezza precedente di due volte e mezzo".
Hogstrand ha poi aggiunto: "Abbiamo ricontrollato i dati relativi agli effetti sullo sviluppo e la riproduzione, in particolare quelli sulla fertilità maschile poiché evidenziati da JECFA. Abbiamo calcolato i livelli ai quali potrebbero verificarsi effetti nocivi su reni e fertilità maschile: la DGT aggiornata è protettiva per entrambi i tipi di effetti".
La nuova DGT dell'EFSA è più vicina alla DGT del JECFA. L'EFSA e il JECFA hanno utilizzato gli stessi dati tossicologici ma diverse tecniche di estrapolazione della dose di riferimento. Nonostante tali differenze tecniche, entrambi gli organismi hanno raggiunto le stesse conclusioni generali sui possibili effetti nocivi del 3-MCPD e sul livello di preoccupazione per la salute dei consumatori.
Le modifiche della valutazione sono la conseguenza dell’aggiornamento del metodo che l’EFSA utilizza per calcolare la dose giornaliera tollerabile, e della pubblicazione del rapporto del comitato congiunto FAO-OMS sugli additivi alimentari delle Nazioni Unite (JECFA) che ha stabilito una diversa dose giornaliera tollerabile pari a 4 microgrammi per chilo. L’aggiornamento dell’EFSA riguarda comunque solo il 3-MCPD e i suoi derivati. La precedente valutazione non è invece cambiata per quanto riguarda i potenziali effetti dei glicidil esteri degli acidi grassi (Ge), che possono avere potenziali effetti cancerogeni e genotossici, cioè la capacità di danneggiare le informazioni genetiche all’interno delle cellule causando mutazioni che contribuiscono al rischio di sviluppare un cancro. È bene ricordare che lo stesso vale per altre categorie di grassi, consumate comunemente, ma non oggetto delle ricerche dell’EFSA.
La precedente valutazione EFSA sui GE, altre sostanze nocive prodotte durante la raffinazione, non è cambiata. Il gruppo di esperti dell'EFSA sui contaminanti ha valutato per la prima volta i rischi potenziali del 3-MCPD nel 2016 insieme ad altri contaminanti da processi alimentari chiamati glicidil esteri degli acidi grassi (GE), concludendo che i GE costituiscono un problema per la salute pubblica perché genotossici e cancerogeni, cioè possono danneggiare il DNA e provocare il cancro. La Commissione europea sta ultimando la nuova legislazione dell'UE volta a ridurre i livelli di GE in oli vegetali e alimenti.
Sicurezza per l’ambiente e proteste
Le critiche nei confronti dell’olio di palma non riguardano solo gli effetti sulla salute delle persone che lo assumono direttamente, ma anche le conseguenze della sua produzione sull’ambiente. La crescente richiesta da parte dell’industria alimentare e dei biocarburanti ha infatti portato a un’espansione delle coltivazioni con conseguenze notevoli soprattutto nel Sud-Est asiatico dove si trovano le principali piantagioni e dove i coltivatori locali incendiano ampie porzioni di foreste per creare nuovi campi soprattutto nelle torbiere. La torba, cioè i resti vegetali che si trovano nel terreno, una volta incendiata rilascia nuvole di metano, monossido di carbonio, ozono e gas come il cianuro di ammonio.
Nell’aprile del 2016 il Parlamento europeo aveva approvato una relazione sull’olio di palma e il disboscamento delle foreste pluviali in cui si chiedevano alla Commissione principalmente due cose: l’introduzione di un sistema di certificazione unico per l’olio di palma per garantire che solo quello sostenibile potesse entrare nel mercato europeo, e l’eliminazione progressiva entro il 2020 degli oli vegetali, incluso l’olio di palma, per la produzione di biocarburanti, che sono una delle cause della deforestazione.
Questa settimana al Parlamento europeo è iniziata la discussione sulla cosiddetta direttiva “Red II” sulle energie rinnovabili che, tra le altre cose, vuole eliminare definitivamente l’olio di palma dalle miscele di biocarburanti in Europa entro il 2020. Più del 40 per cento dell’olio di palma importato dall’Unione Europea è utilizzato infatti per produrre biocarburanti. Oggi, mercoledì 17 gennaio, è atteso il voto sulla direttiva.
Nel frattempo, centinaia di coltivatori di olio di palma della Malesia si sono riuniti nella capitale Kuala Lumpur per protestare contro la direttiva, che frenando le importazioni europee potrebbe portare a una diminuzione del prezzo del prodotto e quindi minacciare la loro sopravvivenza: «I piccoli agricoltori si affidano al reddito che deriva dall’olio di palma per comprare il cibo e per mandare i figli a scuola. Abbiamo coltivato la palma da olio per decenni, e questo ha portato a uno sviluppo del paese», ha spiegato il rappresentante dei coltivatori a Reuters.