Vaccini a scuola. Scontro Raggi Lorenzin

di redazione Roma 02/02/2018 ROMA
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Vaccini a scuola, è scontro tra Lorenzin e Raggi. Dopo la presa di posizione della sindaca di che ieri ha scritto alla ministra e al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti per informarli della mozione, approvata all'unanimità dall' Assemblea Capitolina, riguardo alla necessità di rispettare la continuità didattica ed educativa per tutti gli alunni non ancora vaccinati.

Oggi è proprio la ministra Lorenzin a rispondere dicendo "Non si può scherzare sulla pelle dei nostri bambini. Leggo che il Sindaco Raggi e l'Assemblea Capitolina si sono trasformati in un nuovo organo tecnico scientifico delle istituzioni italiane". Netta la replica di Raggi: "I bambini rischiano di essere cacciati dalla scuola per il caos della Lorenzin. Per colpa della Lorenzin e dei ritardi nelle prenotazioni della Regione Lazio, da marzo i bambini ancora in attesa della vaccinazione rischiano di essere cacciati dai nidi e dalle scuole di infanzia per i restanti quattro mesi di questo anno scolastico e educativo".

"Il percorso interpretativo proposto si pone in palese violazione della legislazione vigente", afferma il ministro della Salute in una lettera di risposta alla prima cittadina.

La lettera è partita dal ministero della Salute nella tarda mattinata di oggi. E' indirizzata alla sindaca di Roma Virginia Raggi e per conoscenza alla ministra dell'Istruzione Fedeli, al presidente del Lazio Zingaretti e a quello dell'Anci De Caro. La conclusione della ministra Beatrice Lorenzin è che il 10 marzo non resteranno fuori dai nidi e dalle materne i bambini senza vaccino se hanno una prenotazione per farlo anche dopo quella data. Cioè non potranno frequentare i figli di coloro che non intendono fare i vaccini per una propria scelta e non perché hanno avuto problemi a prendere appuntamento a causa delle lentezze della loro Asl. 

Nella lettera si ricorda come il Consiglio di Stato "massimo organo consultivo delle pubbliche amministrazioni, ha fornito, su richiesta della Regione Veneto, la corretta interpretazione della predetta disposizione, affermando che "Nell'anno scolastico 2017/2018 si applicano gli articoli 3 e 5 del decreto-legge, sicché vale già nel corrente anno scolastico il divieto di accesso nel caso di mancata presentazione della documentazione idonea a comprovare l'adempimento dell'obbligo vaccinale". Nelle motivazioni, si spiega, viene rilevato che "il servizio sanitario e il servizio scolastico, da chiunque gestiti, debbano garantire alti e omogenei livelli di copertura vaccinale in tutto il Paese, dal momento che la stessa ragion d'essere di tali servizi è quella di rendere effettivi, all'insegna del buon andamento amministrativo e della leale collaborazione tra i vari livelli di governo, i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione e, tra questi, in primo luogo il diritto alla vita e alla salute, quali indifettibili precondizioni per un pieno sviluppo della persona umana, pure in quella particolare formazione sociale che è la scuola". Inoltre "la più ampia vaccinazione dei bambini costituisce misura idonea e proporzionata a garantire la salute di altri bambini e che solo la vaccinazione permette di proteggere, grazie al raggiungimento dell'obiuettivo dell'immunità di gregge, la salute delle fasce più deboli, ossia di coloro che, per particolari ragioni atteso che i bambini costretti a frequentare classi in cui sia bassa l'immunità di gregge potrebbero essere esposti a pericoli per la loro salute".

Nelle circlolari successive all'approvazione della legge si spiegava come entro l'11 settembre andava portata la documentazione che provasse l'avvenuta vaccinazione. Andava bene anche una dichiarazione sostitutiva, nella quale si manifestava l'intenzione di vaccinare e contattare la Asl per farlo oppure si produceva una prenotazione. "Nel caso che i genitori/tutori/affidatari non presentino entro l'11 settembre 2017 la dichiarazione sostitutiva, il minore avrà accesso ai servizi educativi per l'infanzia e alla scuola dell'infanzia; tuttavia, nel caso in cui, entro il 10 marzo 2018, i genitori/tutori/affidatari non facciano pervenire idonea documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie, il minore sarà escluso dall'accesso ai servizi". Viene precisato che comunque l'iscrizione rimane, anche perché c'è comunque la possibilità di mettersi in regola con la vaccinazione.

Dopo aver citato la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 18 gennaio (la scelta di escludere dai nidi e dalle materne "non può essere censurata sul piano della ragionevolezza o per aver indebitamente e sproporzionalmente sacrificato la libera autodeterminazione individuale in vista della tutela degli altri beni costituzionali coinvolti"), la ministra chiarisce il punto caldo. "Contrariamente da quanto sembra emergere dalla sua nota  - scrive Lorenzin - i minori i cui genitori dimostrino con documentazione proveniente dalla azienda sanitaria locale, entro il 10 marzo, di avere presentato alla medesima azienda la richiesta di effettuazione delle vaccinazioni e che la somministrazione di queste ultime sia stata fissata dalla predetta azienda sanitaria successivamente a tale ultima data, ben potranno continuare a frequentare i servizi educativi per l'infanzia e le scuole dell'infanzia sino alla fine dell'anno scolastico o del calendario annuale in corso". Ad essere esclusi saranno solo i bambini "i cui genitori non siano in regola neppure con tale adempimento". Cioè i no-vax convinti.

Lorenzin chiude così: "Non posso non evidenziare che il percorso interpretativo proposto dalla S. V. si pone in palese violazione della legislazione vigente e con le rilevanti finalità di prevenzione e tutela del diritto costituzionale alla tutela della salute allo stesso sottese".

Sulla stessa linea anche il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi secondo cui la posizione di Virginia Raggi "è antiscientifica e contro la legge. Mi rammarica pensare che arrivi proprio da chi dovrebbe garantire la salute dei cittadini". 


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