Turchia. Condannati all'ergastolo 3 giornalisti accusati di avere partecipato al Colpo di Stato. La comunità internazionale accusa Ankara "Impensabile una democrazia senza libertà d'informazione e di critica"

di redazione 17/02/2018 ESTERI
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Un tribunale turco ha condannato all’ergastolo tre giornalisti accusati di avere appoggiato il colpo di stato del luglio 2016: sono i fratelli Ahmet Altan e Mehmet Altan, che sono in carcere da più di un anno, e Nazlı Ilıcak, il primo giornalista arrestato dopo il tentato colpo di stato. Secondo David Kaye, il capo del dipartimento dell’ONU che si occupa di libertà di espressione, i tre giornalisti sono stati condannati senza un giusto processo e senza che sia stato provato il loro coinvolgimento.

Al momento la Turchia è il paese che detiene più giornalisti al mondo: sono 73, più di tutti gli altri regimi autoritari. Dopo il colpo di stato migliaia di persone sono state arrestate e detenute per motivi politici e con accuse fragili, tra le critiche delle associazioni per i diritti umani.

Si è concluso così ad Ankara il processo a carico dello scrittore Ahmet Altan e di altri cinque giornalisti tra cui il fratello Mehmet accusati di aver tentato di "sovvertire l’ordine costituzionale" e tutti condannati alla pena dell'ergastolo. Le accuse hanno riguardato anche i cronisti Nazli Ilicak, Fevzi Yazici, Yakup Simsek e Sukru Tugrul Ozsengul, anche loro condannati al carcere a vita per decisione di un tribunale penale turco. E' quanto riporta Il Corriere della Sera nell'edizione online: secondo quanto stabilito dai giudici, i sei sarebbero stati connessi alla rete golpista del predicatore Fetullah Gulen, considerata responsabile del fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016. Nel dettaglio, la giornalista Ilicak e i fratelli Altan avrebbero fatto riferimento ad un potenziale golpe durante un programma tv attraverso "messaggi subliminali", due giorni prima del fallito colpo di stato. La notizia dei sei ergastoli arriva a distanza di poche ore da quella, al contrario molto lieta per l'intera libertà di stampa, secondo la quale al corrispondente di Die Welt, il turco-tedesco Deniz Yucel accusato di propaganda terroristica e istigazione al suicidio è stata concessa la libertà condizionata dopo un anno di carcere.

Invece sempre nello stesso giorno è giunta la notizia della liberazione del reporter turco-tedesco Deniz Yücel.

Il giornalista ha trascorso in carcere ben 366 giorni senza alcuna accusa formale e diversi mesi addirittura in isolamento in una prigione di massima sicurezza appena fuori Istanbul. A distanza di un anno, oggi un tribunale della Turchia ha disposto la sua liberazione. L'uomo era stato accusato di aver fatto "propaganda per un’organizzazione terroristica" e "fomentato l’odio e l’ostilità". Secondo il governo turco, il corrispondente della Die Welt Yucel sarebbe reo anche di spionaggio per l’intelligence tedesca. 

In questo momento nella poco democratica Turchia di Erdogan sono circa 51mila le persone in carcere con l’accusa di golpismo o di associazione a organizzazione terroristica, vuoi di matrice gulenista, vuoi di matrice curda. Altre 134mila hanno perso il loro lavoro in seguito al golpe fallito del luglio 2016. Cosa successe realmente quella notte rimane un mistero, anche per l’alto numero di giornalisti in carcere. Quello che è certo è che quelle ore drammatiche sono state seguite da un contro golpe da parte del presidente Recep Tayyip Erdogan che gli ha permesso indebolire migliaia di oppositori, veri o presunti tali.  

Sul sito di Amnesty International la vicenda viene commentata in questo modo:

"Questo è un giorno nero per la libertà di stampa e la giustizia in Turchia, un giorno che stabilisce un tremendo precedente per altri giornalisti sotto processo per analoghe e inesistenti accuse di terrorismo”.

“La crudeltà di queste sentenze politicamente motivate – 30 anni di carcere con fino a 23 ore al giorno di isolamento e nessuna possibilità di grazia – ha chiaramente l’obiettivo di mettere paura. Sentenze del genere violano non solo la libertà d’espressione ma anche il divieto di tortura e di altri maltrattamenti”.

“La notizia dei sei ergastoli ha frenato la gioia per il rilascio di un altro giornalista, Deniz Yűcel, dopo 367 giorni di carcere senza uno straccio di prova, la maggior parte dei quali trascorsi in isolamento”.

Ulteriori informazioni

È amaramente ironico essere condannati per aver tentato di rovesciare l’ordine costituzionale quando, nel caso di Mehmet Altan, appena un mese fa la Corte costituzionale aveva stabilito che la sua detenzione violava il diritto alla libertà d’espressione. Il tribunale che ha emesso gli ergastoli ha respinto la sentenza e aggirato la Costituzione, assecondando le critiche mosse dal governo."

 


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