Renzi. "Sconfitta certo, mi dimetto". Ma sarà sempre lui a gestire la fase delicata dell'insediamento del nuovo Parlamento
Renzi ammette la sconfitta e ringrazia tutti. Invita i vincitori, Lega e M5s alla responsabilità del governo. Ma parla anche di ingovernabilità che si prospetta e che secondo il suo punto di vista è figlia del referendum perso, di quell'occasione perduta per modernizzare le istituzioni.
Rivendica il proprio lavoro e lascia la segretria del Partito al momento dell'insediamento del nuovo Parlamento ma chiede una fase congressuale nuova del partito. Un congresso che possa investire un segretario eletto dalle primarie.
In pratica annuncia le dimissioni da segretario del Pd e annucia il congresso ma al tempo stesso fa sapere che sarà lui a gestire la prossima fase politica fino a dopo le cosultazioni chiudendo la porta ad eventuali 'reggenti' per questa fase. E chiude anche subito a eventuali "inciuci". "Siamo all'opposizione, non faremo la stampella agli estremisti", puntualizza.
Parole che destano però polemiche all'interno del partito. "La decisione di Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo". Lo dice il capogruppo Pd Luigi Zanda. "Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide, si danno senza manovre". Serve "collegialità che è l'opposto dei caminetti" e "annunciare le dimissioni e rinviarne l'operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare".
"Penso che annunciare le dimissioni, e non darle, dopo avere subito una sconfitta di queste dimensioni sia vistosamente in contrasto con il senso di responsabilità di lealtà e di chiarezza dovuti al partito, ai suoi militanti, ai suoi elettori", commenta Anna Finocchiaro.
"Come sapete e come è doveroso, mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di una sconfitta netta, una sconfitta che ci impone di aprire una pagina nuova all'interno del Pd". Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi al Nazareno che annuncia, le dimissioni da segretario del Partito Democratico. "E' ovvio che io debba lasciare la guida del partito democratico", ha detto.
I passaggi più significativi del discorso di dimissioni di Renzi
"Abbiamo detto in campagna elettorale No a un governo con gli estremisti e non abbiamo cambiato idea.
Salvini e Di Maio sono antieuropeisti e antipolitici, l'utilizzo della violenza verbale nei nostri confronti, nei confronti del Pd non la dimentichiamo. Non faremo la stampella delle forze dell'antisistema. Di queste forze della società chiusa.
Ripartiamo dall'orgoglio di avere fatto bene in questi 5 anni. Noi restituiamo le chiavi di casa con risultati di cui andare orgogliosi. PIL, produzione, lavoro, tutto è migliorato.
Se chi governerà sapra fare altettanto bene, noi dall'opposizione faremo il tifo, perchè non ci anima l'odio ma la cultura della società aperta.
Diremo tre no: No agli inciuci, non abbiamo cambiato idea, no ai caminetti ristretti, di chi vuole immaginare il partito democratico come luogo solo dei gruppi dirigenti.
No a ogni forma di estremismo.
Noi faremo sempre il tifo per l'Italia, e faremo sempre il bene del nostro Paese".
Centrodestra al 37,2%, M5s al 32,5%, centrosinistra al 22,8%. E' la fotografia dell'Italia, scattata sui voti alla Camera, quando i dati sono quasi definitivi (mancano meno di mille sezioni da scrutinare). Nessuna coalizione ha la maggioranza per governare, ma i dati sono chiari. Il MoVimento 5 Stelle è ampiamente il primo partito, con risultati al Sud che ricordano quelli della Dc degli anni '60; la Lega di Salvini al Nord cancella i numeri di quella di Bossi, in generale stacca di oltre 4 punti Forza Italia e porta il centrodestra alle soglie (anche se non oltre) di una maggioranza autosufficiente.
Salvini si è recato ad Arcore per incontrare Berlusconi. Ambienti del Carroccio definiscono "molto cordiale" l'incontro.