Papa Francesco "Per salvare il nostro pianeta non c'è tempo da perdere"

di redazione 09/06/2018 AMBIENTE
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 Dice che “non c’è tempo da perdere”, perché nonostante “196 nazioni hanno negoziato e adottato l’Accordo di Parigi con la ferma intenzione di limitare la crescita del riscaldamento globale sotto i 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e, se possibile, sotto 1,5°C”, due anni e mezzo dopo la firma dello stesso Accordo “le emissioni di CO2 e le concentrazioni atmosferiche dovute ai gas-serra sono sempre molto alte”. “Questo – incalza – è piuttosto inquietante e preoccupante”. Insieme, esprime preoccupazione per “le continue esplorazioni per nuove riserve di combustibile fossile, allorquando l’Accordo di Parigi consiglia chiaramente di mantenere nel sottosuolo la maggior parte del carburante fossile”. Ecco perché “c’è bisogno di discutere insieme – industriali, investitori, ricercatori e utenti – riguardo alla transizione e alla ricerca di alternative. La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà!”.
 
Li ha voluti a tutti i costi in Vaticano, Papa Francesco, i dirigenti delle principali imprese del settore petrolifero, del gas naturale e di altre attività imprenditoriali collegate all’energia. E oggi, dopo un simposio organizzato Oltretevere dalla Pontificia Accademia delle Scienze e dalla Notre Dame University (Energy Transition and Care for our Common Home, Transizione energetica e della cura della Casa Comune), li ha ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Davanti agli amministratori delegati delle società petrolifere Exxon Mobil, Eni, BP, Royal Dutch Shell, Pemex, Equinor – con loro anche L1 Energy, impegnata sul fronte delle energie rinnovabili, e BlackRock, la più grande società d’investimento al mondo –, Papa Begoglio ha confermato la linea che il Vaticano sta seguendo da mesi: la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas – deve essere sostituita progressivamente in favore delle energie rinnovabili.
 
Francesco chiede che si riesca a garantire una quantità di energia a tutti, tuttavia “con modalità di sfruttamento delle risorse che evitino di produrre squilibri ambientali tali da causare un processo di degrado e inquinamento, da cui l’intera umanità di oggi e di domani resterebbe gravemente ferita”. Dice infatti: “La qualità dell’aria, il livello dei mari, la consistenza delle riserve d’acqua dolce, il clima e l’equilibrio di delicati ecosistemi, non possono non risentire delle modalità con cui gli esseri umani colmano la loro “sete” di energia, purtroppo con pesanti diseguaglianze”.
 
Come già aveva rimarcato nell’enciclica “Laudato Sì”, Papa Bergoglio ricorda come “per saziare tale ‘sete’ non è lecito aumentare la vera sete di acqua, o la povertà o l’esclusione sociale”. “La necessità di avere a disposizione quantità crescenti di energia per il funzionamento delle macchine – dice – non può essere soddisfatta al prezzo di avvelenare l’aria che respiriamo”. E ancora: “Il bisogno di occupare spazi per le attività umane non può realizzarsi in modo da mettere in serio pericolo l’esistenza della nostra e delle altre specie di esseri viventi sulla Terra”. E ricorda, rifacendosi alla sua lettera enciclica, come sia “falso presupposto che esista una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione sia possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possano essere facilmente assorbiti”.
 
Da tempo il Papa ripete che la questione energetica è una delle principali sfide, teoriche e pratiche, per la comunità internazionale. E che da come verrà gestita dipenderà la qualità della vita e se i conflitti presenti in diverse aree del pianeta troveranno più facile soluzione, oppure se essi troveranno modo di alimentarsi bruciando stabilità sociale e vite umane. Francesco chiede pertanto che si individui “una strategia globale di lungo termine, che offra sicurezza energetica e favorisca in tal modo la stabilità economica, protegga la salute e l’ambiente e promuova lo sviluppo umano integrale, stabilendo impegni precisi per affrontare il problema dei cambiamenti climatici”. A tal riguardo, dice, occorre procedere “verso una transizione che faccia costantemente crescere l’impiego di energie ad alta efficienza e a basso tasso di inquinamento”. Si tratta “di una sfida epocale”, ma anche “di una grande opportunità”. Infatti, “se vogliamo eliminare la povertà e la fame come richiesto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il miliardo e più di persone che non dispone oggi di elettricità deve poterla avere in maniera accessibile”, ma “nello stesso tempo è bene che tale energia sia pulita, contenendo l’uso sistematico di combustibili fossili”.
 
Il Papa riconosce che le compagnie petrolifere e del gas “stanno sviluppando approcci più approfonditi per valutare il rischio climatico e modificare di conseguenza i loro piani imprenditoriali”: tutto ciò, dice, “è degno di lode”. Ma, si domanda, “è sufficiente?”. “Nessuno – spiega – può rispondere con certezza a questa domanda, ma ogni mese che passa la sfida della transizione energetica diventa sempre più pressante”. Gli effetti del cambiamento climatico, infatti, “non sono distribuiti in modo uniforme”. “Sono i poveri a soffrire maggiormente delle devastazioni del riscaldamento globale, con le crescenti perturbazioni in campo agricolo, l’insicurezza della disponibilità d’acqua e l’esposizione a gravi eventi meteorologici. Molti di quanti possono a malapena permetterselo sono già costretti ad abbandonare le loro case e a migrare in altri luoghi, senza sapere come verranno accolti. Molti di più dovranno farlo in futuro. La transizione verso l’energia accessibile e pulita è una responsabilità che abbiamo verso milioni di nostri fratelli e sorelle nel mondo, verso i Paesi poveri e verso le generazioni che verranno”. Per questo è necessario “un progetto comune di lungo termine”. “L’aria e l’acqua non seguono leggi diverse a seconda dei Paesi che attraversano; le sostanze inquinanti non adottano comportamenti differenti a seconda delle latitudini, ma hanno regole univoche. I problemi ambientali ed energetici hanno ormai un impatto e una dimensione globale. Per questo richiedono risposte globali, cercate con pazienza e dialogo e perseguite con razionalità e costanza”.
 
Un tale rinnovamento “richiede una nuova forma di leadership, e tali leader richiedono una profonda e acuta comprensione del fatto che la Terra costituisce un unico sistema e che l’umanità, ugualmente, è un unico insieme”. Per questo il Papa invita chi ha di fronte a essere “il nucleo di un gruppo di leader che immagina la transizione energetica globale in un modo che tenga conto di tutti i popoli della Terra, come delle future generazioni, e di tutte le specie e gli ecosistemi”. E ancora: “Non c’è tempo da perdere: abbiamo ricevuto la Terra dal Creatore come una casa-giardino, non trasmettiamola alle future generazioni come un luogo selvatico”.


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