Unsane, Steven Soderbergh esplora il confine tra giallo e horror
Soderbergh alle prese con il cinema di genere. Vedremo se sarà l'inizio di un nuovo corso o un esperimento isolato.
Unsane, l’ultima fatica di Steven Soderbergh, è stato interamente girato con un iPhone 7 plus. Non è la prima volta che ciò accade, anche Tangerine (2015) di Sean Baker fu realizzato usando tre iPhone 5s, a dimostrazione che nel cinema non contano i mezzi ma il talento.
Non è dunque il modo in cui il film è stato portato a termine a risultare interessante, quanto piuttosto il progetto che vi è dietro.
Budget tutto sommato basso (parliamo comunque di Soderbergh) ed una settimana di riprese segrete, Unsane, nelle intenzioni del regista, dovrebbe essere il primo di una serie di film “di genere” ed inizialmente doveva essere firmato con uno pseudonimo.
Tuttavia sappiamo bene che le promesse del regista americano sono spesso promesse da marinaio.
Ad esempio il bellissimo Bubble del 2005 doveva essere il primo di una serie di film a basso budget, più tardi il nostro annunciò il ritiro dal mondo del cinema.
Vedremo dunque se Unsane avrà un seguito o rimarrà un episodio isolato nella carriera di un regista che ha sempre alternato progetti più personali a riuscitissimi blockbuster senza mai perdere il proprio sguardo d’autore.
Per il momento la sua ultima pellicola sembra più che altro una sfida, dimostrare come il talento possa utilizzare anche un semplice iPhone riuscendo comunque a produrre ottimi risultati.
Al centro della sua ultima storia c’è Sawyer Valentini (Claire Fox), affermata donna manager dalla battuta tagliente che, per motivi che non sveleremo, ad un certo punto si ritrova richiusa in una clinica psichiatrica.
Qui rincontra David (Jodshua Leonard) lo stalker che da anni la perseguita. La presenza è reale o è frutto della sua psiche a pezzi?
In realtà a Soderbergh non interessa poi tanto costruire un thriller o un horror quanto piuttosto divertirsi come un pazzo col suo telefonino a costruire inquadrature sghembe, dall’alto, dal basso, oblique e ad usare montaggi psichedelici che rendano l’idea di una mente malata.
Ad onor del vero i colpi di scena sono tutti facilmente intuibili così come la vera natura di Nate (Jay Pharoah), unico tra i pazienti che creda alla donna e le dia una mano.
Tra atmosfere alla Qualcuno volò sul nido del cuculo e figure appena accennate come quella di Violet (Juno Temple) il film, dopo un ottimo inizio, si incaglia in alcune sequenze di dialogo tra vittima e carnefice che sembrano messe lì apposta per raggiungere il minutaggio minimo per giustificare un lungometraggio.
Si rischia insomma di scontentare tutti.
I fan dell’horror come quelli che si aspettano un film più serio, nonostante il nostro non rinunci, in filigrana, ad inserire nella sua fatica stoccate contro il sistema assicurativo americano e le sue truffe a danno della salute dei pazienti.
Quello che rimane è un grandioso esercizio di stile di un regista che conferma, ancora una volta, una grandiosa maestria tecnica, momenti splendidi ed un cammeo di Matt Damon che da solo vale il prezzo del biglietto, con relativo discorso sulla nostra società odierna dominata dai social.
Però alla fine Unsane non è né carne né pesce e nonostante il nostro giudizio sia di promozione a pieni voti, grazie proprio alla bravura del suo realizzatore, resta l’impressione di uno splendido b-movie, realizzato in fretta più con lo scopo di divertirsi e stupire.
Quindi, come già detto, vedremo se il bruco si trasformerà in farfalla e ci saranno altri progetti così o se siamo di fronte ad un episodio isolato. Un divertissement d’autore piacevole che nulla aggiunge e nulla toglie ad una carriera comunque sempre fulgida ed interessante. Anche quando si limita a giocare con leggerezza.
EMILIANO BAGLIO