Continua il calo degli sbarchi sulle nostre coste. L'emergenza ora è in Spagna

di redazione 06/11/2018 ESTERI
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L'emergenza sbarchi ora è in Spagna, aveva certificato nei giorni scorsi l'Onu. I dati, in effetti, confermano il drastico calo degli arrivi dei barconi dalla Libia verso l'Italia, oltre l'80% in meno in un anno. Così i trafficanti di esseri umani, scoraggiati dalla maggiore presenza delle pattuglie di Tripoli, hanno cambiato rotta puntando verso il Mediterraneo occidentale. E cambiano anche le modalità di trasporto: alle fragili carrette del mare si affiancano sempre di più robuste barche a vela, per chi può permetterselo. Dall'inizio dell'anno sono oltre 58mila i migranti arrivati in Europa via mare e la prima destinazione è stata la Spagna, con oltre 23.500 arrivi: un dato superiore al totale registrato per l'insieme dell'anno scorso, rilevano i dati dell'Oim. Il trend, ormai consolidato, evidenzia che l'Italia non è più il principale paese di sbarco, anzi ha registrato un crollo degli arrivi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: poco meno di 19mila rispetto agli oltre 95mila, seguiti dai 16mila arrivati in Grecia, e poche centinaia a Malta e Cipro. Anche se il Mediterraneo centrale resta il tratto più pericoloso: oltre 1.100 i morti quest'anno rispetto al totale di 1.500.

Non si mettono in viaggio soltanto i cosiddetti migranti economici, ma diverse migliaia hanno sulla carta la possibilità di ottenere il diritto d'asilo. L'Unhcr, ad esempio, ha stimato che il 13,5% degli arrivi in Europa è rappresentato da siriani.

Nei porti italiani, tra le nazionalità dichiarate all'arrivo, ci sono anche quella eritrea, sudanese, irachena.

I trafficanti studiano anche modalità alternative per le traversate in mare. Con la rotta libica pattugliata dalla Guardia Costiera di Tripoli e la riduzione delle navi delle ong, si preferisce puntare su barconi di legno piuttosto che sui gommoni, per coprire tratti più lunghi. Oppure imbarcazioni con pochi migranti a bordo (10-20 persone), nella speranza di sfuggire ai controlli. Inoltre, lungo la rotta orientale, quella che parte dalla Turchia, spuntano persino barche a vela, sempre più utilizzate da scafisti ucraini e russi. Con costi molto più alti, per i migranti che possono permetterselo.


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