Le Regioni contro il Decreto sicurezza. A breve il ricorso alla Corte Costituzionale
ll fronte delle regioni guidate dal centrosinistra si muove contro il decreto sicurezza. Toscana, Umbria e Piemonte annunciano il ricorso alla Corte costituzionale. Emilia Romagna e Calabria lo stanno valutando. Così come il Lazio di Nicola Zingaretti. Il governatore candidato alle primarie del Pd ha dichiarato: "Il decreto è vergognoso. Incontrerò i sindaci nelle prossime ore per studiare affinché non abbia effetti immediati. Stiamo valutando il ricorso alla Consulta, che deve essere cogente e preparato nel migliore dei modi per evitare che sicurezza e civiltà siano messe in discussione". Ma soprattutto, annuncia Zingaretti, "abbiamo stanziato 1,2 milioni di euro per non far chiudere gli Sprar".
Ma andiamo con ordine. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi oggi depositerà il ricorso della sua Regione. Il decreto, è la tesi, ostacola il funzionamento dei servizi e della sanità di competenza regionale. Secondo Rossi, "è ovvio che sul decreto Salvini ci sono visioni diverse. Quella nostra dice che questo decreto porterà più insicurezza. Lascerà persone senza diritti, accrescerà il numero di irregolari e ostacola anche funzioni di controllo". Ma, aggiunge, questo non significa sposare la linea dei sindaci ribelli, da Orlando a De Magistris: "Non abbiamo intenzione di compiere atti di disobbedienza civile".
Anche per il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino esistono - a detta della sua avvocatura - "le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta perché il decreto impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali di nostra competenza".
Il terzo annuncio della giornata arriva dall'Umbria. La presidente Catiuscia Marini - informano da Palazzo Donini - ha proposto alla giunta regionale di sollevare la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta rispetto al decreto sicurezza, ribadendo la sua ferma volontà "di mantenere inalterati i livelli dei servizi e dei diritti riconosciuti agli stranieri entrati regolarmente nel nostro territorio ed oggi posti in uno strano limbo e penalizzati dal decreto, con grave lesione dei diritti umani e del rispetto della dignità di ciascuna persona, una situazione che genera peraltro problemi sociali nelle singole città della regione e rende complicato l'intervento sociale da parte delle istituzioni locali".
E poi c'è la Basilicata, che valuta se ricorrere contro il decreto sicurezza. "Oggi pomeriggio abbiamo una riunione di giunta con all'ordine del giorno il decreto sicurezza - dice la vicepresidente Flavia Franconi - iniziamo una discussione per capire cosa fare. Valuteremo, sentendo anche i nostri avvocati, per capire che speranza c'è nel fare ricorso".
Ieri era stata l'Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini ad annunciare un possibile ricorso. E ancora prima la Calabria. Sempre per le questioni riguardanti l'assistenza e la sanità.
Intanto, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dopo avere annunciato la sospensione degli effetti del decreto Salvini nella sua città, porta avanti la sua sfida: "Cerco disperatamente un giudice che impugni i miei provvedimenti, e se c'è qualcuno disposto a fare ciò lo faccia, perché questo mi consentirebbe di sollevare in quella sede l'anticostituzionalità del decreto alla Corte Costituzionale".