Brexit. I Laburisti pronti a un secondo referendum
Jeremy Corbyn appoggerà un secondo referendum sulla Brexit. L’annuncio è previsto stasera durante un raduno dei dirigenti del partito laburista e la notizia è molto importante perché il leader Labour non si era mai esposto così apertamente su questa possibilità, anzi, è stato spesso accusato di essere ambiguo, un acerrimo euroscettico sotto mentite spoglie, di volere la Brexit in silenzio. Invece, ora Corbyn ha cambiato idea e la notizia non può che far piacere agli europeisti del labour e di altri partiti che sinora non si sentivano rappresentati politicamente.
Le motivazioni di questa giravolta sono diverse. La prima, la più importante, è di mero calcolo politico. Corbyn doveva fermare l’emorragia di suoi deputati che si era aperta dopo che otto ribelli hanno abbandonato il partito per le accuse di antisemitismo e le indecisioni del leader sulla Brexit, da molti mesi eccezionale equilibrista per non perdere i voti del Nord operaio euroscettico. Un gioco che però non poteva durare a lungo. Decine di altri parlamentari erano dati in uscita nelle ultime ore e così, alla fine, Corbyn si è convinto. Era l’unico modo per cercare di tenere salda la sua creatura politica e per convincere i membri e gli iscritti europeisti del Labour a non passare al neonato Gruppo Indipendente composto da ribelli laburisti e conservatori.
L’altra motivazione è l’effetto leva che una simile posizione può causare in Parlamento. Alla Camera dei Comuni al momento non c’è una maggioranza per un secondo referendum, quindi Corbyn potrebbe anche giocare un doppio gioco: quasi certo dell’impossibilità di un nuovo voto sulla Brexit, questa potrebbe essere la sua minaccia politica per far approvare quella che resta di fatto la sua opzione preferenziale e cioè il suo personale piano della Brexit. Il quale prevede unione doganale permanente, una sorta di mercato unico e, soprattutto, piace così tanto a Bruxelles che lo ha sostenuto apertamente. Forse non è un caso che Corbyn la settimana scorsa abbia incontrato il capo negoziatore Ue Barnier in Belgio.
Non solo. Corbyn ha annunciato che il partito voterà anche l’emendamento Cooper, che andrà al vaglio della Camera dopodomani. Qualora venisse approvato, la premier May avrebbe tempo fino al 13 marzo per far passare il suo piano, altrimenti il Parlamento prenderebbe il controllo della Brexit e rinvierebbe automaticamente l’uscita del Regno Unito dall’Ue prevista per il 29 marzo (oltre il quale, senza accordo, c’è il baratro del “No Deal”). Corbyn aveva appoggiato una simile mozione anche due settimane fa ma allora i ribelli laburisti dei distretti elettorali pro Brexit si erano ammutinati. Ora che cosa succederà? Tutto è possibile, come sempre quando si parla di Brexit.