Associazione italiana di epidemiologia. A Taranto livelli di mortalità e malformazioni fuori norma.
Livelli di mortalità e malformazioni fuori norma.
La conferma delle condizioni drammatiche vissute dai cittadini di Taranto è arrivata anche dall’ennesimo studio – si tratta del V rapporto – Sentieri, pubblicato online da Epidemiologia e prevenzione, rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia.
A Taranto «la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso. Nella popolazione residente risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne», si legge nel rapporto. Non solo, ma troppo alto sarebbe anche il numero dei bambini nati malformati.
L’attuale aggiornamento di Sentieri – che per Taranto assume significato nella ‘guerra dei dati’ che dura da giorni sul danno sanitario nell’area – riguarda 45 siti che includono 319 dei circa ottomila comuni italiani, per una popolazione complessiva di 5.900.000 abitanti (dati Censimento 2011). La finestra temporale studiata per mortalità e ricoveri va dal 2006 al 2013. Nel Sin di Taranto, quanto all’ospedalizzazione, «in entrambi i generi si osservano eccessi per tutti i grandi gruppi di malattia, a eccezione delle malattie degli apparati respiratorio e urinario. I ricoveri per tumore del polmone e mesotelioma e per malattie respiratorie croniche, a priori associati alle esposizioni industriali del sito, sono in eccesso in entrambi i generi».
Nel report si parla anche di incidenza oncologica. «Tra le cause per le quali vi è a priori un’evidenza sufficiente o limitata di associazione con le fonti di esposizioni ambientali nel sito risultano in eccesso, nel periodo considerato, il tumore del polmone nelle donne e il mesotelioma pleurico in entrambi i generi». Per la sezione pediatrico-adolescenziale-giovanile, «il quadro della mortalità generale – viene spiegato – è sostanzialmente in linea o in difetto rispetto all’atteso nelle diverse classi di età considerate, ma l’elevata incertezza delle stime non consente di delineare un chiaro profilo di mortalità».
In eccesso sarebbe invece il numero delle malformazioni congenite, anche se si attendono stime più accurate. «Gli indicatori qui presentati sono basati sui dati delle SDO (schede di dimissioni ospedaliere) filtrati con specifico algoritmo. Tali dati consentono tuttavia di analizzare solo i casi di MC (malformazioni congenite, ndr) nati, non comprendendo pertanto i casi con MC oggetto di interruzione volontaria di gravidanza (IVG)», si legge nello studio. Poiché «per le Malformazioni congenite del sistema nervoso – si aggiunge – è stimabile una percentuale di casi oggetto di IVG intorno al 50%, le stime di rischio riferite ai soli nati vivi per questo gruppo di MC richiede una interpretazione prudente. L’attivazione del neo-istituito Registro regionale delle Malformazioni congenite raccoglierà anche i casi di MC da Interruzione volontaria di gravidanza consentendo pertanto una stima più accurata degli indicatori di rischio delle Malformazioni congenite».
INtanto Il 5 giugno Arcelor Mittal ha annunciato l’ennesima crisi di impresa all’ex Ilva, con ricorso inatteso alla cassa integrazione per 1.400 persone.
A causa della grave crisi di mercato, «si trova nella necessità di ricorrere temporaneamente alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (Cigo). Il provvedimento interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. L’azienda ha già contattato le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie di Taranto per informarle di questa operazione». Dettagli saranno forniti il 6 giugno in un incontro.
«È una decisione difficile, ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa. Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l’acciaio è un mercato ciclico», sottolinea l’Ad di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl.
L’azienda conferma le «critiche condizioni del mercato. Un mix di fattori», si aggiunge, «sta penalizzando l’intero settore dell’acciaio europeo che soffre una situazione economica peggiorata sempre più negli ultimi mesi. Tutti gli indicatori evidenziano un forte rallentamento del mercato e non solo nel settore automotive, attualmente in calo del 10%. L’indice Pmi è sceso a 47,4 nel marzo 2019, andando per il sesto mese consecutivo sotto quota 50 e raggiungendo il punto più basso dal maggio 2013». Il comparto siderurgico «ha registrato», puntualizza ArcelorMittal Italia, «un progressivo rallentamento a partire dal primo trimestre di quest’anno, in particolare, in riferimento ai prodotti siderurgici da coils. Ad oggi si registra un’importante riduzione del consumo di acciaio a livello europeo e, anche italiano, che ha determinato un progressivo minor carico di ordini e, quindi, di lavoro»