Offensiva Turca contro i Curdi. Già 130 mila gli sfollati. Uccisa l'attivista per i diritti umani Hevrin Khalaf
Sono già 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case dall'inizio delle operazioni militari della Turchia nei territori del Rojava, l'amministrazione curda nel nord-est della Siria. Lo riferisce l'Onu mentre riparte, pesante, l'offensiva dei soldati. Secondo fonti curde, quando ormai si è al quinto giorno delle operazioni militari, ci sono stati bombardamenti a Gire Spi e Serekaniye. Lo riferisce al-Arabiya. La Turchia, con la sua contestata operazione "Fonte di pace", conquista una città strategica, Ras Al-Ayn e prepara l'offensiva su Tel Abyad. Gli alleati dell'Esercito libero Siriano piazzano anche un posto di blocco su un'importante arteria stradale, che taglia tutta l'area su cui punta Ankara, da est a ovest.
Anche familiari di jihadisti tra gli sfollati
Tra gli sfollati siriani ci sono anche familiari di jihadisti dell'Isis: ammassati nel campo di Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco sono esposti all'avanzata militare turca e delle milizie cooptate da Ankara. La polizia curdo-siriana, nota come Asayesh, ha abbandonato il compito di mantenere la sicurezza attorno al campo profughi lasciando di fatto gli sfollati al loro destino.
Controffensiva curda, ripresi villaggi vicino Ras al Ayn
Intanto l'osservatorio siriano per i diritti Umani, organismo con sede a Londra, ha reso noto che le milizie curde Ypg hanno inflitto delle sconfitte all'esercito libero siriano (Els), alleato della Turchia, nel nord ella Siria, nella zona di Ras al ayn. Quest'ultimo è un importante centro dell'area di cui Ankara vuole prendere il controllo a est del fiume Eufrate, passato sotto il controllo turco ieri. Da quanto riporta l'osservatorio, le milizie curde Ypg avrebbero sferrato una controffensiva oggi, riprendendo il controllo di alcuni villaggi. Controffensiva confermata indirettamente dal ministero della Difesa di Ankara, che attraverso un comunicato ha reso noto che l'esercito turco ha il controllo di 14 villaggi e della cittadina di Suluk, conquistata stamane, mentre ieri sera risultava che Els fosse penetrata in altri 4 villaggi (18 in totale), tutti nella zona di Ras Al Ayn.
Il bilancio secondo l'Onu
Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, alcuni di loro sono stati accolti dai parenti in altre località, ma molti si sono rifugiati in scuole o rifugi collettivi in città come Tal Amr, Hasakeh o Raqa (la capitale 'de facto' dell'autoproclamato Stato Islamico fino al 2017). L'Onu aggiunge che nei prossimi giorni circa 400.000 persone nell'area potrebbero aver bisogno di assistenza e protezione.
Le Nazioni Unite hanno anche avvertito che gli ospedali pubblici e privati di Ras al Ain e Tel Abyad hanno chiuso i battenti venerdì e che oltre 400.000 persone hanno esaurito la fornitura di acqua nell'area di Hasakeh (tra questi, 82 mila residenti dei campi profughi di Al Hol e Areesha).
Le parole del Papa
"Il mio pensiero va ancora una volta al Medio Oriente". Così il Papa all'Angelus di questa mattina in piazza San Pietro. In particolare, "all'amata e martoriata Siria da dove giungono nuovamente notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni del nord-est del Paese, costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle azioni militari: tra queste popolazioni vi sono anche molte famiglie cristiane". "A tutti gli attori coinvolti e alla Comunità Internazionale, per favore, rinnovo l'appello ad impegnarsi con sincerità, con onestà e trasparenza, sulla strada del dialogo per cercare soluzioni efficaci".
Intanto, dopo l'Olanda, anche la Germania e la Francia, alla vigilia del Consiglio Affari Esteri dell'Ue che dovrà decidere le sanzioni contro Ankara, hanno sospeso le esportazioni di armi alla Turchia. E la Lega Araba ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare misure per spingere la Turchia a fermare l'offensiva militare e ritirare "immediatamente" le sue forze dalla Siria.
Prosegue comunque l'offensiva voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per colpire le postazioni delle milizie curde Ypg oltre confine, eliminandole dalla riva est dell'Eufrate. L'esercito turco è penetrato in Siria la sera del 9 ottobre ed è progressivamente avanzato in territorio siriano conquistando 13 villaggi delle province di Ras al Ayn e Tel Abyad, mentre l'avanzata di Els ha portato al controllo di almeno 4 villaggi nella provincia di Ras Al Ayn. Lo sviluppo più importante riguarda proprio quest'ultima zona, uno dei centri strategici dell'area soggetta ad intervento e "ripulita dai terroristi" dalle forze speciali turche ed al momento sotto controllo di Els e dell'esercito di Ankara. Si tratta di uno sviluppo importante, perchè Ras al Ayn è stato uno dei primi obiettivi su cui l'esercito turco si è concentrato dall'inizio dell'offensiva, con bombardamenti dalla confinante Ceylanpinar.
Offensiva che, sin dal primo giorno, va avanti anche su Tel Abyad, altro importante centro, alle cui porte si sono spinti i miliziani Els e dove vanno avanti i combattimenti dopo che nei giorni scorsi la città era stata bombardata dal comando operativo dell'esercito turco situato oltre confine, nella località di Akcakale.
Sul bombardamento di postazioni Usa nella zona di Kobane, gli Usa continuano a chiedere spiegazioni ad Ankara. I turchi sapevano della presenza americana nel nord est della Siria quando hanno sparato colpi di artiglieria. E l'attacco potrebbe essere stato voluto. Lo riferiscono al Washington Post alcuni funzionari americani, sollevando l'ipotesi che la Turchia abbia volontariamente bombardato vicino all'avamposto americano con il probabile obiettivo di allontanare le truppe statunitensi dal confine.
Brett McGurk, l'ex inviato speciale di Barack Obama e Donald Trump nella campagna contro l'Isis, ritiene che l'attacco turco "non è stato un errore. La Turchia ci vuole lontano dalla regione del confine. Sulla base dei fatti disponibili, i colpi sparati erano un avvertimento a una postazione nota, non colpi sparati inavvertitamente" aggiunge McGurk. Quanto accaduto con i colpi turchi vicino alla postazione americana è ben più serio di quanto finora trapelato, riporta il Washington Post. Gli Stati Uniti hanno comunicato nel dettaglio alla Turchia dove si trovano le truppe americane.
Giustiziata l'attivista Khalaf, si batteva per la pacifica convivenza
I terroristi islamisti hanno assassinato Hevrin Khalaf, segretario generale del Partito Futuro siriano e una delle più note attiviste per i diritti delle donne nella regione. Hevrin si batteva per la coesistenza pacifica fra curdi, cristiano-siriaci e arabi ed era apprezzata da tutte le comunità.
Il fuoristrada Toyota che la trasportava è stata fermato sull’autostrada M4, tra Manbij e Qamishlo, da un gruppo di uomini armati. E’ stato ritrovato crivellato di colpi. Hevrin è stata fatta scendere e poi uccisa a colpi di fucile mitragliatore. Ma non è chiaro chi siano i responsabili. Si sa che quel tratto di autostrada è rimasto per alcune ore sotto il controllo del gruppo jihadista Ahrar al-Sharqiya, il gruppo composto da ex appartenente ad Al Qaeda (al Nusra) alleato della Turchia e responsabile di altre esecuzioni sommarie.
Hevrin potrebbe rimasta vittima di un omicidio mirato dell’Isis, che la considerava una pericolosa miscredente. Cellule dello Stato islamico si sono riattivate con l’offensiva turca alla frontiera, e hanno compiuto decine di attacchi con autobombe nell’ultima settimana. E anche l’Isis è solita organizzare agguati a sorpresa lungo le strade.