L'immigrazione a Roma e nel Lazio. I dati del Rapporto Osservatorio romano
Per farsi un’opinione precisa sull’incidenza che ha la migrazione nella città di Roma e nel Lazio può essere utile la lettura del Quattordicesimo Rapporto dell’Osservatorio Romano pubblicato quest’anno.
Partiamo da alcune informazioni.
Il Lazio, dopo la Lombardia, è la regione che ha il maggiore numero di presenze di cittadini stranieri: 679.474 a inizio 2018 (il 13,2 per cento del totale dei residenti migranti in Italia) di cui il 51,6 donne. Roma Capitale ne conta 385.621 di cui 202.388 donne (la maggioranza, fra donne, 53.663 e uomini, 39.133, proviene dalla Romania). Mentre la popolazione straniera è aumentata leggermente rispetto al 2016 quella complessiva italiana e straniera è rimasta stabile. Nella regione si concentra il 10,4 per cento delle 67.933 nascite di bambini stranieri avvenute nel 2017 in Italia. Il dato più significativo che emerge dal Rapporto sono: le differenti dinamiche con cui il fenomeno migratorio va continuamente ridefinendosi sia territorialmente che qualitativamente; la dimensione che esso ha assunto nel Lazio rispetto alla Città Metropolitana che riflette l’espandersi dell’immigrazione in tutte le province e i comuni della regione.
L’altro aspetto da segnalare è il fatto che di fronte a questa situazione, sempre più amministrazioni e organizzazioni locali si impegnano, anche con una certa originale ingegnosità, nell’accoglienza dei richiedenti asilo in generale e dei minori non accompagnati in particolare.
A tale riguardo vengono citati alcuni interventi di orientamento al lavoro per minori stranieri soli in alcuni centri di accoglienza, come quelli di Cisterna di Latina e di Formia. In queste realtà, come in altre, allo sforzo di guardare ai bisogni primari di chi viene accolto, si unisce anche la qualità degli interventi che prevedono percorsi di sensibilizzazione artistico - culturali capaci di accogliere e integrare attraverso l’arte, la bellezza, la scuola, la cultura.
Altrettanto rilevante è il tema della tutela della salute. Sia in riferimento alla popolazione residente e stanziale sia nei confronti degli stranieri di passaggio o in condizioni di disagio abitativo e sociale.
In questo quadro non va sottovalutata ovviamente la componente femminile dell’immigrazione. Se non altro perché le donne, specie le emigrate, rischiano di essere considerate marginali sebbene rappresentino la maggioranza a livello mondiale, italiano, così come accennato, anche nel Lazio e nella stessa Capitale. Le donne esprimono bisogni differenti ma sono le prime a subire forme precipue di discriminazioni esogene e endogene anche se sono in grado di generare dinamiche di interazione positive e innovative. Lo dimostrano le donne bengalesi che vivono nella Capitale le quali hanno saputo cambiare radicalmente, nel passaggio tra la prima e la seconda generazione, il modo stesso e il ruolo di percepirsi.
I corsi di lingua italiana appositamente pensati per le donne e le loro specifiche esigenze di tempo e di spazio, così come i servizi sanitari declinati al femminile (progetto pilota di mediazione culturale “Ospedale amico delle donne migranti), ne sono un’evidente e concreta dimostrazione.
La lettura del volume offre un’infinità di analisi, dati ed elementi su cui riflettere. A cominciare dalla semplice circostanza di restituire un pezzo di verità che spesso mass media, social network e la propaganda che alcuni politici raccontano in modo distorto, strumentale e difforme alla realtà. Ed è sulla base di questo racconto che sono stati adottati decreti chiamati di sicurezza, come il decreto Salvini, che come unico obiettivo aveva quello di inasprire le procedure di espulsione, di accoglienza e d’integrazione nei confronti degli “invasori” migranti, ritenuti portatori di pericoli e di minacce per il popolo italiano. E’ passata purtroppo nell’”immaginario collettivo” questa idea sul fenomeno migrazione. Anziché impegnarsi per valorizzare e promuovere una normativa conforme a una materia così delicata in grado di agire come esempio per gli altri stati membri dell’Unione europea e continuare a mobilitarsi per non vedere l’emigrato come un pericolo o un problema ma come occasione storica per una crescita oltre che economica, etica e culturale.
Per concludere questa breve carrellata di considerazioni tratte dal ponderoso volume, che meriterebbe maggiore approfondimento, desidero citare le parole di Papa Francesco pronunciate in una recente visita al Campidoglio. “Questa Città ha accolto studenti e pellegrini, turisti, profughi e migranti provenienti da ogni regione d’Italia e da tanti paesi del mondo. E’ diventata polo d’attrazione e cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e a quelle proprie del potere spirituale.
Le Periferie romane, ha proseguito il Vescovo di Roma, hanno visto l’arrivo, da tanti paesi, di numerosi migranti sfuggiti dalle guerre e dalla miseria, i quali cercano di ricostruire la loro esistenza in condizioni di sicurezza e di vita dignitosa. Roma, città ospitale, è chiamata ad affrontare questa sfida epocale nel solco della sua nobile storia, ad adoperare le sue energie per accogliere e integrare, per trasformare tensioni e problemi in opportunità di incontro e di crescita”.