Sgominata organizzazione criminale che riforniva di droghe le piazze di spaccio della capitale. Tra i capi "Diabolik" Fabrizio Piscitelli ucciso ad agosto

di redazione Roma 28/11/2019 ROMA
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Un'organizzazione capace di inondare Roma di droga, della quale faceva parte anche una 'batteria' di picchiatori utilizzata per recuperare i soldi da chi non pagava. L'ha sgominata la Guardia di Finanza al termine di un'indagine coordinata dalla procura di Roma che ha portato all'emissione di 51 misure cautelari da parte del Gip. Sono oltre 400 i finanzieri che stanno eseguendo gli arresti tra il Lazio, la Calabria e la Sicilia. Tra gli indagati spunta il nome di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik e ucciso il 7 agosto scorso a Roma.

L'organizzazione di narcotrafficanti, secondo quanto accertato dalle indagini, era in grado di rifornire la maggior parte delle piazze di spaccio in diversi quartieri della capitale. All'interno dell'associazione c'era un gruppo di soggetti che aveva un compito specifico: recuperare i crediti dovuti per l'acquisto della droga. Compito che gli arrestati mettevano in pratica con estorsioni e pestaggi.

Dei 51 provvedimenti emessi dal Gip su richiesta della Dda di Roma, 50 sono misure cautelari in carcere mentre nei confronti di una persona sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Era guidata da Fabrizio Piscitelli, il capo ultrà della Lazio ucciso a Roma il 7 agosto scorso, l’organizzazione di narcotrafficanti smantellata dalla Procura di Roma e dal Gico della Guardia di finanza, alla quale è contestata l’aggravante del metodo mafioso. Di questo sono convinti i pubblici ministeri e gli investigatori che hanno condotto l’indagine chiamata Grande raccordo criminale, sfociata in 50 arresti eseguiti stamane. E se l’operazione non porta agli assassini di Diabolik, disegna però un contesto di affari legati al mondo della droga nel quale l’omicidio può essere maturato. Anche per via del ruolo assunto nel tempo da Piscitelli, e per il suo modo di agire. Sono infatti i suoi stessi amici – complici secondo l’accusa – a mostrarsi preoccupati per i comportamenti di Diabolik e per gli atteggiamenti assunti nei confronti di rivali e debitori, paventando reazioni violente nei suoi confronti. «Non sta bene – dice in una conversazione intercettata il 13 maggio dello scorso anno una delle persone arrestate oggi, considerato un suo “fedelissimo” –... lui è Fabrizio Piscitelli… pensa che comunque non ci può essere un matto che prende e gli tira una sventagliata sul portone, non lo capisce…». Un anno e quattro mesi più tardi è stato ammazzato con un colpo di pistola alla nuca, e secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del sostituto procuratore Nadia Plastina, l’esecuzione di Diabolik è la dimostrazione di un «prestigio criminale» accresciuto e riconosciuto a Roma, che lo faceva sentire troppo convinto di sé, al punto di commettere imprudenze che suscitavano timori nei suoi stessi amici.

Tra gli arrestati c’è una delle persone più a legate a Piscitelli, il quarantaduenne Fabrizio Fabietti, accusato di capeggiare la banda al suo fianco, e di dirigere i traffici di hashish e cocaina, già arrestato per droga nel 2006. I dialoghi intercettati nel 2018 in casa sua costituiscono l’elemento principale su cui si fondano i capi d’imputazione contestati agli indagati, e in molti di questi compare la voce di Piscitelli, interessato non solo al commercio di sostanze stupefacenti, ma anche al «recupero crediti» nei confronti di acquirenti in ritardo sui pagamenti. Anche attraverso violenti pestaggi di cui s’è avuta la prova quasi in diretta, effettuati da una «batteria di picchiatori» messa in azione quando necessario.

Principale fornitore della droga sarebbe stato l’albanese Dorian Petoku, arrestato in patria e in attesa di estradizione verso l’Italia, mentre l’altro indagato Alessandro Telich detto Tavoletta (32 anni, già arrestato nel 2013 insieme a Piscitelli), è accusato di essere «l’esperto informatico» del gruppo, in grado di fornirlo di «dispositivi telefonici dotati di un particolare sistema di comunicazione telematica criptata non intercettabile». Accorgimenti che però non sono bastati a contrare le indagini degli specialisti del Gico e far emergere il mondo sommerso nel quale si muoveva Diabolik prima di essere assassinato.

   


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