Crisi Iran Usa. I soldati italiani lasciano la base americana di Baghdad. Khamenei "Vendetta contro Trump e gli Stati Uniti"
I soldati italiani hanno lasciato, nel corso della notte, la base americana a Baghdad, da due giorni sotto il tiro dei mortai.
Lo scrive stamani il quotidiano La Stampa, secondo cui il trasferimento dal compound "Union 3" ha riguardato tutti gli uomini italiani impegnati nell'operazione di addestramento delle forze di sicurezza irachene - un cinquantina di carabinieri - ed è stato deciso dallo Stato maggiore della Difesa in accordo con i vertici della Nato. I soldati, che partecipano alla "Nato Mission Iraq", non sono stati riportati in Italia, riferisce ancora il giornale torinese, ma sono stati trasferiti in "un un'altra zona, sicura e non lontana".
Anche la Germania ritirerà alcune delle sue truppe schierate in Iraq nell'ambito della della coalizione anti Isis. Lo ha annunciato il ministero della Difesa di Berlino, nella bufera seguita all'uccisione da parte degli Stati Uniti del comandante del Qods iraniano, Qassem Soleimani. Circa 30 soldati di stanza a Baghdad e Taji saranno trasferiti in Giordania e in Kuwait, ha detto un portavoce del ministero della Difesa ad AFP, aggiungendo che il ritiro "inizierà presto".
Intanto la Guida suprema Ali Khamenei vuole che qualsiasi rappresaglia per l'uccisione del generale iraniano Qassam Soleimani da parte degli Usa sia un attacco diretto e proporzionato contro interessi americani, eseguito apertamente dalle forze iraniane. Lo scrive il New York Times citando tre fonti iraniane presenti ad un incontro del consiglio per la sicurezza nazionale dove Khameni ha dettato la linea. Intanto una folla immensa si è radunata a Kerman per la sepoltura del generale Soleimani, la cui salma è nella cittadina dell'Iran sudoccidentale. Gli abitanti di Kerman sono arrivati in massa nel centro della città natale del generale Soleimani, dove è prevista la sepoltura. La mobilitazione appare delle stesse dimensioni di quelle organizzate domenica e lunedì a Teheran.
Iraq, consiglio sicurezza Onu condanni raid - L'Iraq ha chiesto lunedì in una lettera all'Onu che il Consiglio di Sicurezza condanni il raid con cui venerdì scorso gli Usa hanno ucciso all'aeroporto di Baghdad il generale iraniano Qassam Soleimani e il suo vice Abou Mehdi al-Mouhandis, affinché "la legge della giunga" non domini le relazioni internazionali. L'operazione americana, si legge nella missiva dell'ambasciatore iracheno alle Nazioni Unite, "rappresenta una aggressione contro il popolo e il governo dell'Iraq, una violazione flagrante delle condizioni legate alla presenza delle forze americane in Iraq e una escalation pericolosa che potrebbe condurre ad una guerra devastatrice in Iraq, nella regione e nel mondo" Baghdad chiede al consiglio di sicurezza di "adempiere alle sue responsabilità e di vigilare in modo tale che siano chiamati a rispondere coloro che commettono tali violazioni, che non violano solo i diritti umani ma anche il diritto internazionale, facendo prevalere la legge della giungla in seno alla comunità internazionale".