Star wars: L’ascesa di Skywalker.
L’ultimo (?) capitolo della più grande saga cinematografica di tutti i tempi.
L’elenco dei difetti dell’ultimo Star wars potrebbe essere infinito.
J. J. Abrams, d’altra parte, aveva un compito non facile.
Da una parte doveva dare soddisfazione a tutti i fan della saga, i quali dopo essersi autoproclamati protettori della presunta ortodossia della stessa, si erano scagliati in massa contro le novità apportate da Rian Johnson nel precedente Gli ultimi Jedi.
Doveva quindi riportarli a casa dando soddisfazione alla Disney preoccupata di dar vita, ancora una volta, ad un blockbuster che gli assicurasse incassi record, adatto ad un pubblico composto principalmente da famiglie e che desse impulso al mercato del merchandising, da sempre il vero tesoro di Star wars.
L’impressione finale è che, dinnanzi a tutte queste limitazioni, Abrams abbia alzato bandiera bianca e che il suo unico pensiero fosse portare a casa il risultato in fretta, senza fare troppi danni per potersi finalmente sbarazzare di tutto.
Così L’ascesa di Skywalker assomiglia ad una serie di scene appiccicate l’una all’altra e che si susseguono freneticamente senza lasciare traccia.
Un film pieno di buchi e di incongruenze (ok, tutta la saga ne è piena) in cui i problemi ed i colpi di scena sono stati risolti resuscitando (letteralmente) i morti, il tutto mentre gli Jedi da cavalieri impavidi depositari della Forza si trasformavano in uomini dotati di superpoteri tipo i supereroi Marvel.
Impossibile dunque appassionarsi veramente a quanto accade sullo schermo, tutto scorre senza lasciare traccia.
Il che è un vero peccato soprattutto per quanto riguarda i personaggi di Rey (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver) ed il loro rapporto che, in fondo, è la vera grande novità di questa nuova trilogia ed avrebbe meritato ben altro approfondimento.
Tuttavia analizzare Star wars da questo punto di vista sarebbe fuorviante.
Perché la nuova trilogia non è pensata per i vecchi fan, per chi è cresciuto con la trilogia originale, per chi l’ha vista da piccolo e poi è andato a vedere i prequel al cinema; non è un prodotto per i padri insomma ma per i loro figli.
Sono loro a cui dovremmo chiedere se queste nuove pellicole si sono sedimentate per sempre nel loro immaginario, segnandone l’infanzia e dunque tutta la vita. Se cresceranno raccontando e rivedendo le avventure di Rey come fosse una vecchia amica dalla quale si torna ciclicamente per sognare così come facevamo da piccoli.
In fondo questa è la loro eroina ed il messaggio che porta con sé il nuovo Star wars non è roba da poco; la famiglia è quella che uno si sceglie e tutti noi abbiamo diritto ad autodeterminarci; questo l’insegnamento che Rey lascia alle donne di domani, altro che #Metoo.
Per il resto verrebbe da chiedersi cosa pretendevano certi critici da un film targato Disney.
Perché, alla fine, anche stavolta c’è tutto quello che ci aspettiamo da un qualsiasi Star wars; una sfilza infinita di pianeti meravigliosi, praticamente tutti gli eroi che ci hanno accompagnato per tutti questi anni, i combattimenti nello spazio, le astronavi distrutte ed i duelli con le spade laser.
Cosa chiedere di più?
Certo questo ultimo capitolo spreca tutte le buone idee di base e si dirige verso un finale che è quanto di più scontato si potesse immaginare ma che, forse, è anche l’unico possibile.
Ma non è questo il punto, perché Star wars si giudica con il cuore.
E la verità, quella che non vogliamo ammettere neanche a noi stessi, è che ne L’ascesa di Skywalker ci sono almeno un paio di momenti in cui ci si commuove e che alla fine ci rimane un sorriso ebete stampato sulla faccia e che quel finale ci spezza il cuore e ci stanno pure gli applausi che sono scoppiati in sala dinnanzi al trionfo del bene sul male.
Questo è Star wars ed il suo sporco lavoro lo ha fatto pure stavolta.
Tanto lo sappiamo tutti che questa non è la fine, figuriamoci se la Disney non spremerà sino alla fine il marchio, e siamo tutti perfettamente consci che, se e quando usciranno nuovi film, noi saremo ancora lì a vederceli, non fosse che per il gusto di parlarne male.
Che la forza sia con noi.
EMILIANO BAGLIO