Emilia Romagna e Calabria. Urne aperte per l'elezione del nuovo governatore. SI vota fino alle 23.00

di redazione 26/01/2020 POLITICA
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Urne aperte da stamane alle ore 7 e fino alle 23, per eleggere il presidente della Giunta e i componenti dell'Assemblea legislativa in Emilia Romagna e in Calabria. Le operazioni di scrutinio avranno inizio a partire dalle ore 23.00, subito dopo la conclusione delle operazioni di voto e l'accertamento del numero dei votanti. Saranno complessivamente quasi 5,5 milioni gli elettori: oltre 3,5 milioni di cittadini sono chiamati al voto in Emilia Romagna mentre in Calabria gli elettori sono circa 1,8 milioni.

Le urne si aprono oggi dalle 7 alle 23. Al voto oltre 3 milioni e mezzo di emiliano romagnoli - 800mila solo nel bolognese - che hanno come primo compito quello di far dimenticare il crollo dell'affluenza delle regionali del 2014, quando votò solo il 37,7% degli elettori. Il punto più basso della partecipazione in Emilia-Romagna, che l'Istituto Cattaneo ha fotografato come il momento in cui s'è spezzato il legame tra la sinistra e il suo popolo. Stavolta però i segnali sono diversi.

Da settimane c'è fila davanti all'ufficio elettorale del Comune di Bologna. In quindici giorni sono state rinnovate 8mila tessere elettorali in città. Il movimento delle Sardine ieri ha fatto un appello alla partecipazione, e stasera i fondatori si ritroveranno in una casa, davanti alla tv, per la loro prima notte elettorale da protagonisti.

Sulla scheda, gli elettori troveranno sette candidati alla presidenza. Oltre ai due sfidanti principali, Bonaccini e Borgonzoni, c'è il Movimento 5 Stelle, che ha deciso dopo un lungo travaglio interno di correre da solo con il candidato forlivese Simone Benini. Seguono Domenico Battaglia, del movimento no-vax con la lista Movimento 3V, e ben tre liste di sinistra radicale, L'Altra Emilia Romagna di Stefano Lugli, Potere al Popolo, che candida Marta Collot, e il Partito Comunista, con la candidata Laura Bergamini. Una dispersione di voti a sinistra che preoccupa la coalizione di Bonaccini, e che rischia di togliere al governatore uscente quel poco che serve per vincere. O che basta per perdere.

Per questo da giorni Bonaccini è impegnato, insieme al resto del centrosinistra, nel chiedere alla sinistra e all'elettorato grillino di scegliere il voto disgiunto. Il meccanismo, previsto dalla legge elettorale emiliano romagnola, consente infatti di votare per la propria lista e di scegliere poi un candidato presidente appoggiato da un'altra coalizione. A favore del voto disgiunto, soprattutto in casa M5S, si sono espressi diversi ex consiglieri regionali, come Raffaella Sensoli e Andrea Bertani, oltre al vicepresidente del parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo. Lo splitting del voto, considerato da sempre un tecnicismo da addetti ai lavori, non ha mai superato l'1-2%, alla prova delle urne. Ma stavolta il Cattaneo valuta che potrebbe valere almeno il 3-4%. Abbastanza per cambiare tutto.

Conto alla rovescia in Calabria. A partire dalle 7 del mattino, quasi 1,9 milioni di elettori saranno chiamati a scegliere il nuovo governo regionale. Sempre che vadano a votare. Cinque anni fa, solo il 44% dei votanti si è presentato ai seggi e adesso il timore è che l’astensione cresca ancora.


Sulla carta, la sfida per la carica di governatore è a quattro fra il centrodestra guidato da Jole Santelli, il centrosinistra che ha scelto di compattarsi dietro l’imprenditore Pippo Callipo, i Cinque Stelle che propongono Francesco Aiello e gli indipendenti di Carlo Tansi. Per il Consiglio invece, battagliano in 300, di cui solo 62 sono donne.

In realtà, a giocarsi davvero la partita per il governo della Regione sono centrodestra e centrosinistra, mentre i 5S, che per la prima volta si presentano con una civica a sostegno della lista ufficiale del Movimento, combattono per superare la soglia di sbarramento, per le coalizioni fissata all’8%. E rischiano di non riuscirci. Stesso problema hanno gli indipendenti di Tansi, che pescano nel medesimo bacino elettorale dei pentastellati, ma piacciono anche a settori del centrosinistra.

Quello ufficiale affronta le elezioni in una situazione inedita. Dopo aver sconfessato il governatore dem uscente Mario Oliverio e quei pezzi di partito che si erano schierati con lui, il Pd ha scelto di appoggiare la candidatura civica dell’imprenditore Pippo Callipo. 


In Calabria non solo si vota con il proporzionale, corretto da un importante premio di maggioranza che assicura alla coalizione vincitrice almeno il 55% dei seggi, ma non è possibile il voto disgiunto. Dunque, l’appoggio ad una lista o ad un singolo candidato si riverbera anche sull’aspirante governatore. Maggiore è il numero di candidati, maggiore è – quanto meno sulla carta – il numero di voti su cui può contare l’aspirante presidente. Inoltre, in una regione come la Calabria, dove la prossimità territoriale spesso conta più dello schieramento politico e muove gli indecisi, più aspiranti consiglieri significano una presenza sul territorio più capillare e più voti.


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