Crisi di governo. Non sembrano esserci margini di mediazione. Conte probabilmente sfiderà Renzi in Parlamento. Il premier dovrebbe decidere a breve. Mattarella "Soluzione rapida"
Non sono bastate le trattative di una giornata convulsa e tesa, come quella di ieri, né il lavoro dei pontieri. E non è bastato il tentativo di ricucire lo strappo, cestinando la velina uscita da Palazzo Chigi che negava ogni possibilità a un nuovo governo con Matteo Renzi, e rilanciando invece "un patto di legislatura". Il governo Conte bis arriva al capolinea.
Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva, Bellanova e Bonetti, e del sottosegretario Scalfarotto. La crisi deve essere ancora ufficialmente formalizzata, ma gli sbocchi ignoti che può avere preoccupano il Paese e in primis il presidente della Repubblica, che ha chiesto al premier, e alla maggioranza di governo, "una soluzione rapida". A sera, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti.
Finisce così il governo Conte bis. Non basta l'apertura di Giuseppe Conte a un "patto di legislatura": Matteo Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva dal governo. Si apre una crisi di governo, che deve essere ancora ufficialmente formalizzata, dagli sbocchi ignoti.
E si apre in modo inatteso, quando sembravano esserci tutte le condizioni per siglare la pace. A sera, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Le parole sono come pietre. Parla di "grave responsabilità" e "notevole danno al Paese" prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato "fino all'ultimo utile" il dialogo ma il terreno è stato "disseminato di mine".
Ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo di Matteo Renzi, per permettere ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Il premier Giuseppe Conte, nel primo Consiglio dei ministri senza Iv, non fornisce alcun cenno di dietrofront, tratta ormai Matteo Renzi da avversario, si presenta ai ministri tranquillo e deciso ad andare avanti.
Ancora alcuni passaggi devono maturare: oggi Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c'è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull'ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di "responsabili".
Le quasi due ore di fuoco e fiamme del leader di Iv nei confronti di Renzi sono arrivate a Palazzo Chigi, spiega una fonte che ha dimestichezza con il premier, attraverso le agenzie di stampa. A testimonianza del fatto che, in Conte, già prevaleva la convinzione che Renzi avrebbe comunque rotto. E ora, sottolinea chi è vicino al il capo del governo, Conte è più "libero" di giocare la sua partita sulla fiducia in Aula. Il filo con il leader di Iv sembra inesorabilmente rotto. A tarda sera Renzi, riunendo i suoi gruppi, ribadisce che il capo del governo non lo ha mai chiamato. Ma fonti di maggioranza descrivono un quadro opposto: Conte avrebbe più volte cercato l'ex premier - nei giorni scorsi - con telefonate e messaggi, senza ricevere risposta.
Iv vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari con Renzi. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un'opzione archiviata: sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d'uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere.
Una decisione su come affrontare la crisi aperta da Iv Conte - se dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza - la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore, anche perché è lo stesso presidente Mattarella ad averlo invitato ad una soluzione della crisi in tempi brevi. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento l'obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo. A margine del Cdm alcuni ministri osservano che quella dello showdown in aula è la strada da imboccare, altri predicano più prudenza: non se ne sarebbe comunque parlato nella riunione del Consiglio.
Il Movimento sembra più compatto che mai sull'"avvocato del popolo". E anche chi, in teoria, avrebbe aperto ad una soluzione con un premier Dem (come Dario Franceschini) pare esser tornato sui suoi passi. A dire il vero l'ipotesi di un governo con la stessa maggioranza e un premier diverso non è ancora del tutto tramontata - con Iv in attesa - ma, ad ora, pare davvero lontana. E allora come uscirne? L'unica alternativa alla carta responsabili potrebbe essere un'apertura improvvisa di Renzi al dialogo, con Conte premier come punto fermo. Possibilità remota ma non ancora impossibile e a testimoniarlo sono le uscite dei big del M5S: tutte decisamente a favore di Conte ma non così tranchant - come lo è stato lo stesso Conte in Cdm - con Renzi. Sebbene una fonte di primo piano del Movimento, a tarda notte, osservi: "è stato il primo Cdm senza scontri questo senza Iv...".
Nel frattempo, Conte chiama la sua squadra a testimone e arrivano i tweet all'unisono dei ministri M5s, Pd e Leu. "#AvanticonConte", è l'hashtag. Lo twitta dal Pd anche Nicola Zingaretti: "Ora è a rischio tutto, è una scelta incomprensibile", è il suo attacco a Renzi. Ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo subito, e per permettere ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Oggi Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c'è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull'ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di "responsabili". Il Movimento sembra più compatto che mai sull' "avvocato del popolo". E anche chi, in teoria, avrebbe aperto ad una soluzione con un premier Dem (è circolato il nome di Dario Franceschini) pare esser tornato sui suoi passi. A dire il vero l'ipotesi di un governo con la stessa maggioranza e un premier diverso non è ancora del tutto tramontata - con Iv in attesa - ma, ad ora, pare davvero lontana. Verso la conta in Aula Intanto Iv vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari con Renzi. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un'opzione archiviata: sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d'uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere.
Una decisione su come affrontare la crisi aperta da Iv Conte - se dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza - la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore, anche perché lo stesso presidente Mattarella lo ha invitato ad una soluzione della crisi in tempi brevi. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento l'obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo. L'unica alternativa alla carta responsabili potrebbe essere un'apertura improvvisa di Renzi al dialogo, con Conte premier come punto fermo. Possibilità remota ma non ancora impossibile. Poi si aprono altri scenari: da quello del governo di unità nazionale, guidato da una figura di alto profilo (e in tal caso risuonano i nomi di Draghi e Cartabia) o l'impossibilità di trovare alcuna maggioranza a sostegno anche di un governo del genere e la strada, a quel punto inevitabile, del voto anticipato. Bonetti: "Le mie dimissioni sono lo spazio per aprire tavolo" "Le mie dimissioni sono lo spazio perchè questo tavolo per riprogettare il Paese, sempre rimandato, finalmente si apra. Non si può più rimandare, proprio perché siamo in crisi bisogna agire, il tema non è Conte ma la risposta politica". Lo la detto la ministra dimissionaria per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Radio 24. "La maggioranza c'è quando sostiene un progetto di governo. Abbiamo ritenuto di uscire e di dare le dimissioni in modo inedito, perché pochi lasciano le poltrone,per ricostruire un progetto di governo per il Paese che sia utile e realizzabile". Amendola: "Crisi al buio, scenari incerti. Pd unito intorno a Conte" "Una crisi al buio, con scenari ed esiti incerti". Per questo "niente è da escludere", comprese le elezioni. Lo dice il ministro per le Politiche europee, Enzo Amendola, ai microfoni di Radio 24 Il Sole 24 ore. "Gli esiti sono incerti - ha proseguito - perché è ovvio che un governo deve avere una maggioranza solida in Parlamento, che le forze politiche che esprimono un presidente del Consiglio devono lavorare a testa bassa per parte di quelle che sono le emergenze che vive il Paese". Poi ha aggounto: "L'unica realtà adesso è che c'e'un'unità intorno al presidente Giuseppe Conte e su questo noi intendiamo andare avanti" ha detto rispondendo alla domanda su un eventuale sostegno da parte del Pd a un governo con un presidente del consiglio diverso da Conte nel caso l'esito della crisi arrivasse a questo.
"L'ha detto il segretario del Partito, lo hanno detto tutti gli autorevoli esponenti, ne discuteremo anche questa mattina -ha proseguito il ministro -. Quello che noi vogliamo fare è dare sicurezza al Paese in una fase che è abbastanza critica per gli effetti ancora del Covid". Grillo posta foto con il premier su Facebook e scrive "#ConTe" Beppe Grillo ribadisce nel modo più chiaro il suo sostegno al premier Giuseppe Conte, e lo fa su Facebook, postando una foto che lo ritrae insieme al presidente del Consiglio. Giocando sul cognome, che si presta ad un attestato di solidarietà, Grillo usa l'hashtag e scrive "#ConTe". Fico, Parlamento non insensibile a crisi "Quest'aula non è e non può essere indifferente a quanto sta succedendo". Lo dice il presidente della Camera Roberto Fico che, accogliendo la richiesta unanime di maggioranza ed opposizione, sospende i lavori dell'aula di Montecitorio ed annuncia a breve la convocazione della conferenza dei capigruppo "per un percorso ordinato è responsabile". Governo: Pd-M5S-LeU, Conte venga a riferire in Parlamento Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, deve riferire in Parlamento sugli sviluppi della crisi. Lo chiedono le forze di maggioranza alla Camera, aderendo alla richiesta dell'opposizione. "Si convochi una conferenza dei capigruppo, siamo sicuri che Conte espleterà tutti i passaggi necessari, compreso che venga in aula. Aderiamo alla richiesta che responsabilmente i colleghi dell'opposizione hanno avanzato di convocare una conferenza dei capigruppo", ha detto il presidente dei deputati del Pd, Graziano Delrio. La richiesta è stata condivisa dai capigruppo di LeU, Federico Fornaro, e del M5s, Davide Crippa. Fdi, stop lavori Aula Camera, Conte riferisca "Conte riferisca al Parlamento oggi stesso su quello che succede nella maggioranza". Lo ha chiesto nell'Aula della Camera il capogruppo Fdi Francesco Lollobrigida."Non abbiamo ancora capito perché non si sia ancora dimesso.Fico convochi immediatamente la conferenza dei capigruppo perché i lavori di questa aula non possono proseguire in questa condizione", ha concluso. Bonomi: "Basta personalismi, esecutivo ci ascolti" Ora che la crisi di governo è aperta ,Carlo Bonomi, presidente di Confindustria in un'intervista a Corriere della Sera, suggerisce alla politica di uscire dalla gabbia dei personalismi, "è la vera emergenza", bisogna "guardare in faccia la realtà". Nel governo "abbiamo buoni rapporti con singoli ministri" ma "questo è stato un governo molto chiuso su se stesso - spiega - non ci ha mai dato risposte: zero sul piano Italia 2030 che portammo agli Stati generali, zero sul piano 2030-2050 cheabbiamo presentato all'assemblea generale".
Ora "mi auguro ch eci sia un governo disponibile ad ascoltare chi ha dimostrato capacità di far crescere il Paese". Sul Recovery Plan gli industriali sono molto critici: "Si è arrivati ad approvarlo senza dibattito né confronto. Non ci hanno mai interpellati". Quanto alla sostanza, "non ci ho trovato una visione. Non c'è il senso di quale Paese vogliamo costruire". Nella gestione della pandemia "è comprensibile che all'inizio il sistema sia stato preso di sorpresa, ma negli otto mesi successivi ci sono stati molti errori di gestione e di attuazione - sottolinea -. La struttura della sanità ha mostrato molte deficienze, dunque il Mes è da prendere".