A due anni dal referendum sull'Atac il Campidoglio "costretto" a pubblicare i dati. Vincono i SI. I romani che hanno votato vogliono ATAC privata
ll TAR aveva già nominato un commissario ad acta. Se la Sindaca non avesse riconosciuto entro il 29 gennaio l’esito del referendum sul trasporto pubblico, sarebbe dovuto intervenire il prefetto Matteo Piantedosi.
A due anni dalla votazione, in ottemperanza della sentenza del TAR, Raggi ha firmato l’ordinanza con cui si proclamano i risultati dei referendum consultivi che si sono svolti l’11 novembre del 2018. Il riconoscimento della vittoria scongiura la protesta che, i Radicali, avevano previsto d’inscenare il 29 gennaio in piazza del Campidoglio.
Alle urne si era recato il 16,4% degli aventi diritto, decretando con un ampio margine (il 74%) l’intenzione di procedere alla privatizzazione del servizio di trasporto pubblico. Ora che è stato formalmente riconosciuto l’esito della votazione, Marcello De Vito ha 60 giorni di tempo per convocare l’Assemblea Capitolina.
I consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione dovranno affrontare, sul piano politico, le conseguenze del quesito referendario. E decidere, di conseguenza, se dare seguito o meno alle richieste di privatizzazione sposate.
L'amministrazione pentastellata rivendica la linea politica di Atac pubblica. Lo fa per voce del vicesindaco con delega alla Città in Movimento, Pietro Calabrese. "Abbiamo sempre dichiarato apertamente la nostra volontà politica: mantenere Atac pubblica per garantire un servizio di trasporto uguale per tutti i romani e tutelare 12mila lavoratori. Per questo abbiamo intrapreso un percorso di rilancio attraverso lo strumento del concordato preventivo. Siamo stati sempre coerenti. Abbiamo lottato per non svendere l’azienda al miglior offerente con un unico interesse: offrire un servizio davvero efficiente dal centro alle periferie, senza differenze. È un percorso lungo e non privo di ostacoli, ma necessario. Non si può dire lo stesso di altre forze politiche, che non hanno mai preso posizione contro la privatizzazione promossa dai promotori del Referendum".
"Continueremo – prosegue Calabrese - a lavorare per rendere Atac una società sana ed efficiente. Non ci fermeranno le polemiche di chi vuole svendere la principale azienda di trasporto pubblico d’Europa, un patrimonio che appartiene a noi romani. Gli altri partiti dicano chiaramente se vogliano o meno Atac pubblica. È il momento di gettare la maschera. Le polemiche di chi ha accumulato 1 miliardo e trecento milioni di debiti e ha anche la faccia tosta di fare la morale non ci fermano. Per risanare un’azienda che era sull’orlo del fallimento e fare nuovi investimenti ci vuole coraggio. Noi lo abbiamo fatto per i romani".
Soddisfatto Riccardo Magi, deputat di +Europa Radicali: "Finalmente oggi, a due anni dal voto su Atac, e solo dopo 2 sentenze del Tar la sindaca Virginia Raggi ha riconosciuto la sacrosanta vittoria del SI nel referendum sul trasporto pubblico romano. Se in questa vicenda non fosse intervenuto il Tribunale Amministrativo la Raggi e la sua giunta avrebbero continuato a fare finta di nulla come se il voto popolare non fosse mai esistito. Voglio ricordare, a chi ha la memoria corta, che lo statuto di Roma Capitale, dopo la proclamazione dei risultati e il riconoscimento del vincitore, indica in un mese il periodo massimo per portare in consiglio e discutere l'esito referendario. A quel punto Raggi e la sua maggioranza, così come tutte le forze politiche, sarebbero state obbligate a spiegare ai romani perchè il loro voto risultasse inutile. Una scelta politica chiara da parte dell'amministrazione che si è bendata gli occhi di fronte al parere dei cittadini che ogni giorno prendono i mezzi pubblici e che ha invece voluto intraprendere la strada del concordato preventivo mandando, in questi due anni, ancora più a picco l'Atac".