Agricoltura oggi. Il ritorno del caporalato e la lunga mano delle mafie

di Massimo Lorito 16/06/2014 ECONOMIA E WELFARE
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I dati raccolti e indicati dalla ricerca dell’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai CGIL non lasciano dubbi: il caporalato è tornato ad essere purtroppo uno degli schemi più abituali nell’ambito del lavoro agricolo ed edilizio del nostro Paese. Un fenomeno che sembra diretta conseguenza della grave crisi economica di questi anni, ma che affonda le radici in una lunga “tradizione” nostrana che ci ha visto, ahinoi, sempre ai primi posti per quanto riguarda lo sfruttamento dei braccianti, dei lavoratori stagionali in alcuni comparti tra i più importanti della nostra economia come l’agricolo e l’edile.

Non è un caso se siamo il paese in cui Giuseppe Di Vittorio intraprese una battaglia senza esclusioni di colpi con i latifondisti, se il sindacalista Placido Rizzotto venne barbaramente ucciso dai corleonesi. L’Osservatorio dedicato al sindacalista siciliano si occupa di monitorare il fenomeno del caporalato e delle sue correlazioni con le mafie, evidenziando come questo terribile intreccio arrechi notevoli danni all’economia legale e agli imprenditori onesti.

I numeri presentati nei giorni scorsi in conferenza stampa sono drammatici. Almeno 400mila lavoratori agricoli, di cui l’80% stranieri, sono quotidianamente sfruttati con la pratica del caporalato. Solo nel settore agricolo tale pratica provoca un mancato guadagno per le casse statali di almeno 600 milioni di euro l’anno. Dei 400 mila braccianti, un quarto devono affrontare anche il disagio abitativo e ambientale: il 62% dei lavoratori stranieri impegnati nelle stagionalità agricole non ha accesso ai servizi igienici, il 64% non ha accesso all'acqua corrente, e il 72% dei lavoratori che si sono sottoposti ad una visita medica dopo la raccolta presenta malattie che prima dell'inizio della stagionalità non si erano manifestate. Secondo l’Osservatorio sono almeno 80 i distretti agricoli italiani nei quali si pratica il caporalato, che occorre ricordare dal 2011 è a tutti gli effetti un reato penale.

Nella ricerca si calcola che il 50% del salario che spetterebbe ai lavoratori, se avessero un contratto regolare, va ai caporali. La media del salario percepito giornalmente è di 25-30 euro a fronte dei 60-70 dovuti per una media di 11 ore lavorative. Oltretutto i caporali impongono spesso delle vere e proprie “tasse” aggiuntive come il costo del trasporto sul luogo di lavoro, la pausa pranzo, le bevande.  

La questione caporalato però non si esaurisce qui, perché a questa già grave situazione si aggiunge che lo sfruttamento della manodopera è il primo anello della penetrazione mafiosa in agricoltura. Ossia spesso sono proprio le mafie che mandano i propri caporali a gestire direttamente sul campo e con metodi imprenditoriali spregiudicati i lavoratori. Non è più raro che intere filiere di produzione orto-agroalimentare siano oramai gestite direttamente dalle mafie. Dai mercati all’ingrosso alla grande distribuzione, dalla raccolta alla commercializzazione, dallo stoccaggio all’esportazione, sono decine i clan mafiosi che si dedicano a questo lucroso business. Un business che come le cosiddette ecomafie finisce per prendere di mira la stessa qualità dei prodotti trattati. Ad esempio in Campania le eccellenze della mozzarella, dei pomodori, degli ortaggi in generale sono sovente nelle mani dei clan operando ovviamente senza il rispetto della legge, finiscono per contraffare etichette, abbassare la qualità dei prodotti, non tenere in nessun conto la salute dei consumatori.

Per quanto riguarda il fenomeno del caporalato l’Osservatorio propone un DDl sul mercato del lavoro del settore agricolo affinché possa essere gestito in modo pubblico e trasparente attraverso una rete del lavoro dove attraverso il coinvolgimento dell'Inps sia possibile far incontrare in tempi brevi ed in modo efficace domanda e offerta; senza tralasciare le molteplici realtà locali, imprenditori onesti, associazioni di categoria, lavoratori, sindacalisti, che vanno aiutati senza indugiare oltre, affinché l’odioso sistema del caporalato venga contrastato efficacemente.




 



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