11 ottobre. Giornata mondiale contro il TTIP e il Fracking.

Nel giorno dedicato alla lotta dei popoli originari, Europa ed Argentina si mobilitano per i diritti e la salvaguardia dell'ambiente.

di Giulia Di Trinca 10/10/2014 ESTERI
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Sabato 11 ottobre è il giorno dedicato alla protesta. Europa ed Argentina hanno scelto la stessa data per mobilitarsi, rispettivamente contro il TTIP e gli altri trattati internazionali di libero scambio e contro il Fracking, la tecnica per estrarre gas da sorgenti non convenzionali, due realtà che  minacciano diritti umani ed ambiente.

Sono centinaia in Europa e decine in tutta Italia (consultabili sul sito stopttipitalia.net), le iniziative per chiedere l’immediata cessazione dei negoziati TTIP, CETA e TISA, tra queste l’intervento al Forum dei popoli Asia-Europa a Milano (10-11 ottobre) e in Piazza Madonna di Loreto a Roma (il 14 ottobre in occasione del seminario sul TTIP promosso dal Governo Italiano).

Contravvenendo a qualsiasi processo democratico, l’Unione Europea sta negoziando in gran segreto trattati commerciali con gli Stati Uniti (TTIP), il Canada (CETA) ed altri 50 paesi (TISA), mentre l’Argentina subisce l’attacco delle imprese petrolifere alle quali, il governo nazionale ed  i governatori locali, hanno concesso i territori del Nord della Patagonia per estrarre shale gas e tight, utilizzando metodi altamente dannosi per l’uomo e l’ambiente.

Il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP o TAFTA), quello che sul sito della Commissione Europea viene definito, un accordo commerciale tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, che mira “a rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici, per facilitare l'acquisto e la vendita di beni e servizi tra le due potenze”, potrebbe rivelarsi una volta stipulato, un pericoloso strumento di limitazione dei diritti di cittadini, lavoratori e comunità, a vantaggio di grandi imprese ed investitori.

Secondo il comunicato stampa di STOPTTIP, promotore della protesta in Italia e appoggiato da numerose organizzazioni, questo come gli altri trattati ridurranno gli standard di salute e sicurezza, minando la capacità di governi nazionali ed autorità locali, di impedire pericolose pratiche commerciali e non solo, come il Fracking o l’uso di Ogm. Ciò accadrebbe perché i negoziati si fondano sulla volontà di allineare regolamenti tecnici e norme profondamente diversi. Avendo l’Europa regole più rigide, sarà necessariamente lei a doversi adeguare a quelle più permissive e a volte spregiudicate degli altri stati.

Lo scenario potrebbe non essere dissimile a quello Argentino. Oltreoceano i popoli del nord della Patagonia stanno lottando per la loro vita, stravolta dagli accordi che il governo nazionale e le imprese petrolifere hanno stipulato per praticare il Fracking, un metodo di estrazione del gas che usa, per fratturare gli strati più profondi di roccia nel sottosuolo, cariche esplosive e milioni di litri d'acqua mista ad agenti chimici cancerogeni. L’acqua prelevata indebitamente dai fiumi mettendo a rischio la sostenibilità delle risorse idriche, ritorna in superficie contaminata e causa l’inquinamento del territorio e la morte di bestiame e persone. L'abuso si è addirittura spinto alla cancellazione dell'art. 241 del codice civile e commerciale argentino, che stabiliva l'accesso all'acqua potabile come diritto umano e alla legalizzazione del Fracking quando mercoledì è stata approvata la nuova legge sugli idrocarburi.

Nel giorno che celebra la lotta dei popoli originari, va ricordata quella che i mapuche della Patagonia  Argentina stanno portando avanti contro il Fracking ed in difesa dei loro territori. Alla comunità, vittima di una violenta repressione, sono stati espropriati terreni per costruire pozzi di shale gas ed è stato negato il diritto come popolo indigeno, di previa consulta su qualunque attività nel loro territorio, in base alla convenzione ILO 169 e dalla dichiarazione universale dei popoli originari. Simbolo della lotta mapuche è diventata Cristina Linkopan, longko(guida) della comunità dei Gelay Ko, morta per le conseguenze di una malattia polmonare causata dall’inalazione da idrocarburi, da molto tempo presenti nel territorio.

 Il minimo dubbio che pratiche come questa, l’uso di prodotti transgenici, la corsa a ribasso dei  diritti o le minacce contro l’ambiente, possano invadere i confini europei dovrebbero allertare la società civile, tanto più se esiste l’evidente volontà di tenere segreti termini e modalità degli accordi. Qualora questi si realizzassero spiega STOPTTIP, le multinazionali avrebbero anche “il diritto esclusivo di citare in giudizio i governi di fronte ad arbitrati commerciali internazionali indipendenti dai sistemi giuridici nazionali ed europei". Ciò che sta accadendo al di là dell’Atlantico diventa dunque un monito rivolto ai popoli europei. 



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