Ancora due anni prima che slot machine, giochi e scommesse vengano sottoposte ad un adeguato regime di controllo

di Rosanna Pilolli 09/03/2015 CULTURA E SOCIETÀ
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La bozza del decreto attuativo della delega fiscale prevede finalmente un importante intervento sui giochi, le scommesse e soprattutto sulle slot machine, le infernali macchinette mangiasoldi presenti negli angoli dei bar e nelle sale giochi. Ai sogni di vincite immediate promesse dai colorati e rumorosi apparecchi è stata attribuita una bella fetta di responsabilità nell’incremento e nella diffusione a livello di massa della “azzardomania” ossia della spinta compulsava al gioco d’azzardo.

 Secondo i primi dati, con l’emanazione della nuova legge o meglio con la sua entrata in funzione stabilita dal 2017, le slot machine diminuiranno di circa un terzo. Da 80-centomila in meno rispetto alle attuali 350.000 operanti. Prevista una slot ogni sette metri quadrati e un tetto massimo di sei per ogni esercizio. Inoltre sia per i bar che per le sale giochi le macchinette non dovranno essere visibili dall’esterno dei locali. I gestori saranno obbligati a organizzare per esse un adeguato spazio riservato.  Ribadito il divieto del loro uso per i minori peraltro già presente nella legislazione vigente.

Le sale da gioco che vorranno collocare le slot machine nei loro locali dovranno disporre di una superficie non inferiore a 50 metri quadrati e attenersi strettamente al parametro di un apparecchio ogni 3 metri quadrati. Nella stesso decreto di attuazione è anche annunciato l’aumento dal 6 all’8% della “tassa sulla felicità”, un prelievo introdotto nel 2012 sulle vincite nei giochi numerici, lotterie istantanee e video lotterie.

 Il decreto sui giochi non ha riscosso troppi entusiasmi. Fra i punti che sono stati maggiormente criticati dalle opposizioni in Parlamento vi è la mancata specificazione, ad esempio, della soglia di vincita oltre la quale scatterà il prelievo maggiorato attualmente fissato a 500 euro. Inoltre la nuova normativa pur costituendo un passo avanti nella direzione di scoraggiamento delle patologie conseguenti al gioco d’azzardo mancherebbe  di norme forti sui compiti attribuiti ai poteri pubblici sullo svolgimento regolare dei luoghi in cui è ammesso giocare d’azzardo.  Una ulteriore stretta colpirà gli spot televisivi riguardanti il gioco. Non se ne potrà fare pubblicità in TV nemmeno nella fascia solitamente libera dalle 16 alle 19 con eccezione dei canali privati e delle trasmissioni sportive o dedicate al gioco. Una delle parti sicuramente qualificanti della disposizione di legge sarà l’istituzione del “Fondo buone cause”  dotato di 200-250 milioni di euro per il finanziamento di progetti che riducano i danni determinati dal gioco patologico.

Va detto comunque che su questo versante molte Regioni del nostro Paese hanno da tempo iniziato con le Aziende Sanitarie locali e gli appositi servizi per le “dipendenze” una lotta al gioco incontrollabile. Sono inoltre nati gruppi di “giocatori anonimi” sul modello degli “alcolisti anonimi” per combattere quello che è non soltanto un fenomeno sociale ma una vera e propria malattia. Chi ne è affetto è incapace di resistere all’impulso di giocare d’azzardo   pur essendo consapevole delle conseguenze dannose che il suo atteggiamento comporta.

La ludopatia ha una forte attinenza con la tossicodipendenza. Il ludopatico, giocatore d’azzardo senza controllo, trascura lo studio o il lavoro e può arrivare a commetterete furti o frodi. Chiede continuamente denaro alla famiglia, agli amici ed ai conoscenti mentendo sui motivi della richiesta e mostra una crescente servitù psicologica al gioco d’azzardo fino alla rovina finanziaria al dissolvimento del suo gruppo familiare, all’abbandono della donna o dell’uomo amato e, nei casi più drammatici, al suicidio. La mania compulsava del gioco d’azzardo inizialmente tipica del maschile si è affermata in seguito e con particolare forza tra le donne che rappresentano oggi il 40% dell’utenza dell’azzardo. Il fenomeno è preoccupante come lo è quello dell’alcol. Le donne giocatrici molte delle quali trascorrono alle slot-machine un numero considerevole di ore, hanno un’età media di cinquanta, sessanta anni. E’ il momento in cui gran parte della loro vita ha subito un decremento di interesse. I figli ormai grandi, il marito troppo consolidato, l’impossibilità di realizzare i progetti giovanili. I motivi del ricorso al gioco d’azzardo come ultima spiaggia di una vita fallita sono molti e complessi ma poggiano sicuramente tutti sull’infelicità.      



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